Indesit, Fabriano spia di una crisi più profonda
Economia

Indesit, Fabriano spia di una crisi più profonda

Nel settore degli elettrodomestici a rischio centinaia di posti e il sindacato pensa a una mobilitazione nazionale

La situazione occupazionale del settore degli elettrodomestici si fa sempre più rischiosa e sale di conseguenza la tensione tra sindacati e imprese. Ultimo caso in ordine di tempo quello scoppiato oggi alla Indesit di Fabriano. In una zona in cui da tempo la produzione di elettrodomestici rappresenta una fonte essenziale di reddito per migliaia di lavoratori, l’annuncio di un piano di ristrutturazione che prevede la messa in mobilità di circa 1450 operai ovviamente è stata accolta nel peggiore dei modi. Fin dall’annuncio delle intenzioni dell’impresa, agli inizi di giugno, nei due stabilimenti di Melano e Albacina a Fabriano appunto, è scattata infatti una mobilitazione che si sta concretizzando con una serie di scioperi programmati, che in nessun modo, secondo i sindacati, hanno l’intenzione di bloccare l’attività.

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Stamattina però, nel corso dell’ennesimo stop dei lavoratori, l’azienda ha deciso di interrompere la produzione, mettendo in libertà e mandando a casa anche gli operai che si trovano all’interno degli stabilimenti. Una decisione che tra i sindacati ha fatto urlare alla condotta anti-sindacale, ma che l’impresa ha giustificato con l’impossibilità di approvvigionare correttamente le linee produttive, che dovrebbero tornare in funzione regolarmente lunedì prossimo 2 luglio. Una scaramuccia dunque che, come detto, si inserisce all’interno del contesto di una vertenza dai contorni davvero preoccupanti. Le incognite in casa Indesit, oltre che sugli stabilimenti di Fabriano, gravano infatti anche su quello casertano di Teverola-Carinaro, dove a rischio ci sarebbero ben 540 posti di lavoro dei 1450 complessivi più sopra ricordati. Anche qui da stamattina è in corso un sit in che ha lo scopo di spingere l’impresa a rivedere il proprio piano industriale.

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Un piano che come detto,oltre agli esuberi, prevede la delocalizzazione dell’attuale produzione tra Polonia e Turchia. Una scelta questa che butta ulteriore benzina sul fuoco, visto che rappresenta la dimostrazione evidente non della mancanza di sbocchi per le attuali produzioni, ma semplicemente necessità di voler approfittare di manodopera a condizioni economiche più vantaggiose. L’azienda però almeno per il momento non vuole saperne di cambiare strategia e a niente è servito l’incontro svoltosi ieri tra i suoi dirigenti e il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato. Ora, per il 3 luglio, secondo quanto già concordato, è in programma un tavolo di trattativa, sempre al ministero, al quale saranno presenti anche i sindacati, che ribadiranno la richiesta per il ritiro del piano industriale attuale di Indesit. Il tutto con l’intento di aprire un dialogo che possa portare a scelte condivise.

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E’ bene ricordare comunque che, a sua volta,come accennato, la vicenda Indesit si inserisce all’interno di una crisi più generale del settore degli elettrodomestici in Italia. E’ proprio di oggi ad esempio la notizia che la Whirpool ha deciso di chiudere lo stabilimento di Spini di Gardolo a nord di Trento che garantisce il lavoro a 450 dipendenti. E lo stesso vale, tanto per citare una altro dei casi più eclatanti, per la Acc di Belluno che realizza componentistica per frigoriferi, che ha portato i libri in tribunale e ora è in amministrazione controllata e dove a rischiare il lavoro sono circa 600 operai.

Spie evidenti di un malessere generalizzato che ha spinto i sindacati a indire un’assemblea unitaria per il prossimo 8 luglio. I delegati di tutta Italia si ritroveranno per discutere delle condizioni attuali dei lavoratori del comparto e non è da escludere che tra le decisioni finali si possa giungere anche a quella di decretare una mobilitazione di carattere nazionale. Intanto fa sorridere amaramente constatare che il Parlamento, intervenendo sul decreto del governo che istituiva in caso di ristrutturazioni edilizie i bonus fiscali per i mobili, abbia allargato i benefici anche agli elettrodomestici da incasso. Sembra la classica misura, non solo del tutto insufficiente, ma oltretutto adottata quando ormai il danno appare irreparabile.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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