Ilva Taranto, ecco quale sarà il futuro dello stabilimento
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Ilva Taranto, ecco quale sarà il futuro dello stabilimento

Mentre continuano le proteste dell’indotto, il Senato lavora all’approvazione di un decreto che porterà alla nascita di una newco

Sono giornate decisive per il futuro dello stabilimento Ilva di Taranto, dopo che l’azienda è stata commissariata e dichiarata insolvente, con le notizie che si rincorrono ormai di ora in ora. Ultima quella dello scioglimento da parte dei Riva della holding di famiglia: atto che in pratica certifica l’addio degli ex proprietari dell’impianto siderurgico pugliese a qualsiasi tentativo di rientrare in una partita che ormai è puro appannaggio di scelte governative e parlamentari. Scelte che diventato sempre più urgenti e che dovranno concretizzarsi nell’approvazione degli emendamenti al decreto Ilva di Natale che al massimo per la settimana prossima potrebbe vedere il via libera definitivo del Senato.

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Intanto, come detto, le emergenze rimangono tante, a cominciare da quelle di carattere sociale, che vedono in primo piano la protesta dell’indotto. Ancora oggi in mattinata, decine di autotrasportatori sono sfilati per le vie di Taranto dirigendosi verso la sede del Municipio per chiedere con urgenza lo sblocco degli arretrati con molti lavoratori a secco addirittura da ben sette mesi. Una protesta che ormai va avanti in modo clamoroso da circa 20 giorni e si spera possa finalmente trovare ascolto, visti anche i tanti disagi che sta arrecando alla vita del capoluogo pugliese. E le speranze ormai, come accennato, sono tutte riposte nel decreto Ilva che dopo l’esame in Commissione Ambiente e Industria di Palazzo Madama, con l’approvazione di una serie decisiva di emendamenti, dovrebbe portare finalmente un po’ di chiarezza in una vicenda che rischia di lasciare senza lavoro migliaia di persone.

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In questo senso decisivo è stato l’incontro di qualche giorno fa a Palazzo Chigi tra il premier Matteo Renzi, il sottosegretario Graziano Delrio, i ministri interessati, con i vertici di Cassa depositi prestiti (Cdp), Francesco Bassanini e Giovanni Gorno Tempini, presenti i commissari straordinari dell'Ilva Piero Gnudi, Andrea Laghi e Corrado Carruba oltre al consigliere economico Andrea Guerra. Da questo vertice sarebbe uscita la linea da seguire nell’approvazione degli emendamenti al nuovo atteso decreto dell’Ilva. Tra le decisioni prese quella di stanziare un primo fondo di circa 30 milioni di euro proprio per affrontare l’emergenza dell’indotto, al quale saranno dedicati alcuni emendamenti specifici. Altro punto fermo è il completo adempimento delle prescrizioni Aia come stabilito dal decreto del Piano Ambientale del marzo 2014. È stata poi annunciata dai vertici attuali dell’Ilva  la riapertura da parte di Intesa Sanpaolo delle linee di credito. Il fido si aggirerebbe intorno ai 200 milioni e sarà erogato nei prossimi giorni.

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Un ruolo attivo poi dovrebbe averlo ovviamente la Cdp che starebbe studiando un prestito garantito dallo Stato, dell’ordine di altri 200 milioni, per dare ulteriore sostegno finanziario. Su questo tipo di operazione incomberebbe però il rischio di un’infrazione europea per aiuti di Stato. Ma, in questo caso, il Governo conta di superare l’esame evidenziando che il finanziamento verrebbe utilizzato per investimenti caratterizzati da una forte innovazione. Quattrocento milioni complessivi dunque, che restano però solo un po' di ossigeno per sopravvivere qualche mese in attesa che prenda corpo il progetto più complessivo: la nascita sia di una newco, che prenderà in affitto gli stabilimenti Ilva, quanto di una società di tournaround prevista dal decreto Investment compact che della newco dovrebbe avere la maggioranza. Un programma dunque molto articolato e complesso, per il quale però la parola d’ordine resta una sola: fare in fretta, visto che già oggi, per tanti soggetti coinvolti, sembra essere ormai già troppo tardi.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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