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Franco Origlia/Getty Images
Economia

Il Made in Italy che vince in Australia

Scarpe, pelletteria e abbigliamento gli articoli più richiesti. Bene anche arredamento e accessori per la casa

L'Australia è una terra di grandi opportunità, anche per chi desidera esportarvi i prodotti del Made in Italy. Lo dimostra una ricerca commissionata dal Consolato Generale d'Italia a Melbourne, grazie alla quale è stato intervistato un campione di oltre mille consumatori australiani per verificarne e valutarne le preferenze in materia di acquisti.

Ai partecipanti è stata sottoposta una lista di ventuno beni di consumo ed è stato richiesto se fossero interessati al loro acquisto qualora fossero importati dall'Italia e se fossero disposti a pagare un prezzo più elevato o a spostarsi dal quartiere di residenza per comprarli.

I risultati del sondaggio

Gli esiti del sondaggio sono chiari: in Australia c'è molto appetito per le produzioni di casa nostra, perché in generale sono considerate sinonimo di qualità e design d'avanguardia. Solamente il 15% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di non essere interessato a nessun articolo Made in Italy. Chi, invece, ha risposto positivamente ha messo in cima alle proprie preferenze i prodotti della moda: scarpe, innanzitutto (che sono state selezionate dal 59% del campione), pelletteria e abbigliamento. Per vestire all'italiana, il 43% sarebbe disposto a pagare un prezzo più elevato della media e il 30% a spostarsi dal proprio quartiere per andare nel negozio giusto. Altri prodotti che hanno ottenuto un buon risultato nel sondaggio sono quelli di arredamento e gli accessori per la casa, elettrodomestici inclusi. Dati che rappresentano un buon viatico per la missione che Confindustria e il Ministero dello Sviluppo Economico stanno organizzando per marzo.

I vantaggi dell'e-commerce per il Made in Italy

Secondo il Console Generale Marco Cerbo, "le indicazioni che mergono sono due: da un lato, il Made in Italy conserva un forte ascendente sul consumatore australiano, soptrattutto in tutti quei settori in cui la qualità dei nostri prodotti ha una tradizione consolidata. Dall'altro, alle aziende che esportano in Australia è richiesto uno sforzo per contenere i prezzi al consumo e per creare una rete di distribuzione adeguata".

Se si escludono le eccellenze della moda, infatti, non sempre gli Australiani si dicono disposti a pagare molto di più per avere un prodotto italiano e, soprattutto, a spostarsi lontano da casa per trovare l'oggetto desiderato. Una soluzione che alcune aziende stanno già sperimentando potrebbe essere quella del commercio elettronico, che in Australia ha molto successo perché consente anche a coloro che vivono lontano dalle principali metropoli di acquistare articoli di qualità.

Dove migliorare

Se dall'elenco sono stati esclusi prodotti alimentari e bevande, chhe hanno specificità peculiari e sono già presenti nel mercato australiano, ci sono settori in cui le aziende italiane devono ancora lavorare parecchio per farsi percepire come appetibili per l'elevata qualità delle proprie lavorazioni, quanto meno in Australia. Questo vale per i produttori di cosmetici, giocattoli, pneumatici, prodotti farmaceutici, biciclette, barche e yacht, macchinari agricoli e armi per uso sportivo: sono infatti meno del 30 per cento gli australiani interessati ad assicurarsi il Made in Italy per questi articoli.

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Claudia Astarita

Amo l'Asia in (quasi) tutte le sue sfaccettature, ecco perché cerco di trascorrerci più tempo possibile. Dopo aver lavorato per anni come ricercatrice a New Delhi e Hong Kong, per qualche anno osserverò l'Oriente dalla quella che è considerata essere la città più vivibile del mondo: Melbourne. Insegno Culture and Business Practice in Asia ad RMIT University,  Asia and the World a The University of Melbourne e mi occupo di India per il Centro Militare di Studi Strategici di Roma. Su Twitter mi trovate a @castaritaHK, via email a astarita@graduate.hku.hk

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