Economia

Il futuro di Digital Magics tra Borsa e Università

Il businsess incubator si rafforza sul mercato e lancia un progetto di formazione per imprenditori digitali con Università Telematica Pegaso

Digital Magics diventa maggiorenne e s’iscrive all’Università. Il business incubator più celebre d’Italia, quotato all’Aim dal 2013, è entrato nel 2017 con l’acceleratore a tavoletta, e ha lanciato un aumento di capitale da quasi 5 milioni di euro, che si concluderà il 3 marzo, con il quale l’azienda concretizza due passi importanti: da un lato rafforzerà un’alleanza strategica, quella con la Tip di Giovanni Tamburi, maggior singolo azionista con circa il 18%, che non solo sottoscriverà la sua quota ma ha dato disponibilità di raccogliere l’eventuale inoptato fino ad 1 milione, e ne suggellerà un’altra con Multiversity Spa, holding dell’imprenditore Danilo Iervolino, cui fa capo l’Università telematica Pegaso, la più grande d’Italia, con la contollata Universitas Mercatorum, che entrerà nel capitale di Digital.

Con Universitas Mercatorum e l’Università Telematica Pegaso, inoltre, Digital Magic ha costituito Digital Magics Startup University: un progetto di formazione senza precedenti in Italia per fornire competenze e supporti agli aspiranti imprenditori digitali. “La start-up ha bisogno di imprenditori preparati”, spiega Marco Gay, vicepresidente esecutivo di Digital Magics e presidente dei Giovani Industriali di Confindustria: “E noi abbiamo l’ambizione di esserne i formatori. Entro due mesi contiamo di varare il piano di studi, che fornirà agli startupper non solo le informazioni di base necessarie per diventare imprenditore, ma anche le nozioni chiave sulle dinamiche che stanno dietro il lancio vincente di una start-up, che è cosa diversa dal semplice aprire un’impresa. Naturalmente la nostra università offrirà una formazione molto concreta, proponendo non solo lezioni teoriche ma anche testimonianze, case histories e simulazioni pratiche”.

Attorno all’idea lanciata oltre dieci anni fa da Enrico Gasperini e Alberto Fioravanti, Digital Magics ha continuato costantemente a crescere, cercando di costruire risultati sempre più concreti. "L’anno scorso abbiamo preso in esame 1.500 pitch di altrettante start-up”, spiega Gay; “Nel 2016 ben 9 delle start-up partecipate da noi hanno superato il milione di ricavi, un bel successo, tra cui brand ormai molto noti come Buzzoole o Taskhunters. Strategica, poi, la partecipazione di circa 18% in Talent Garden, ormai leader nel coworking a livello europeo”.

Tra le novità del 2016, che a sua volta quest’anno si consoliderà, è proprio lui, Marco Gay, che a 41 anni si può legittimamente definire “imprenditore seriale” – per quante ne ha fatte – e che porta in dote a Digital Magic un’esperienza più che decennale nel digitale: “Sono entrato in Digital Magic nel novembre 2015, sono diventato socio nel 2016, e ne sono molto contento”, dice Gay: “Per me è stato davvero un modo per mettermi gioco senza riserve”.

“E a mia volta sono veramente orgoglioso e felice di quest’alleanza strategica che ci permette di lanciare sul mercato la prima piattaforma formativa di livello universitario per startupper”, aggiunge Iervolino, “perché la start-up non è semplicemente una nuova partita Iva che si affaccia sul mercato, ma è quasi una filosofia. È il modo in cui lo startupper vede il mondo per cambiarlo e conquistarlo con la forza della sua idea, che deve essere però anche supportata da una grande capacità realizzativa. Vogliamo attuare anche in Italia quel binomio forte impresa/università che costituisce la base della creazione di valore nell’innovazione che negli Stati Uniti ha portato, ad esempio, alla nascita di startup quali Facebook, nata ad Harvard, o Google, nata a Stanford”.

“Il 2017 sarà anche l’anno in cui consolideremo l’esperienza fatta nel 2016 con il lancio del GIOIN - Gasparini italian open innovation network”, conclude Gay, “il che vuol dire approfondire le dinamiche dell’Open-Innovation su come sposare al meglio l’innovazione delle start-up con la grande tradizione delle piccole e medie e grandi imprese che possano portarsi in casa innovazione di prodotto, processo e soprattutto pensiero preziose contando su talento, tempi e costi certi. Lanciare l’impresa, crescere, portarla in quota e, in quattro anni, realizzare una exit o condurle verso un Ipo. Se invece non dovesse funzionare, senza vergogna, fare un write-off, anche questo fa parte del lavoro dell’incubatore.

Insomma, il 2017 sarà un anno in cui, dopo aver fatto tanto sviluppo, continueremo a crescere però insieme consolideremo, avendo ben chiaro che al centro del nostro business ci sono e restano l’innovazione e le startup”.

I più letti

avatar-icon

Sergio Luciano