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Green George
Economia

Green George, eccellenza made in Italy da calzare

Spirito british, esperienza marchigiana, ossessione per la qualità. Così queste scarpe sono arrivate a calpestare mezza Europa

Entrato giovanissimo nel calzaturificio di famiglia, era il 1981, Andrea Granatelli si convinse di avere avuto un’idea grandiosa: ridurre i passaggi della lavorazione delle scarpe, abbassarne i costi per guadagnare di più. Il padre Dino, che quell’impresa l’aveva fondata dieci anni prima, ascoltò paziente la strategia del figlio, poi lo squadrò con affettuosa condiscendenza prima di freddarlo: «Pensi sia scemo a non averci già pensato io? Ma così perderebbero resistenza, avrebbero meno cura del dettaglio. Non sarebbero la stessa cosa. Non sarebbero più le nostre scarpe».

Green-George-1Un'immagine dell'atelier dell'aziendaGreen George

Savoir-faire d’esportazione

Andrea, che oggi guida l’azienda assieme al fratello Mario, non ha mai dimenticato quella lezione: «Perciò» racconta «continuiamo a mettere la qualità al primo posto. A scegliere la pelle migliore, a tenere al centro la manualità, l’approccio scrupoloso e le tecniche di un prodotto sartoriale». In questo modo, le scarpe Green George da Montegranaro, borgo delle Marche da poche migliaia di anime, sono speciali per aspetto e comodità. E sono arrivate lontano, a calpestare le capitali di mezza Europa, spingendosi fino alle strade di Russia e Turchia. L’estero conta quasi per un quarto del fatturato, cresciuto nel 2017 di circa il 20 per cento rispetto all’anno precedente. Centocinquanta i punti vendita, «vogliamo solo i migliori», maniacale l’assistenza ai clienti: «Qualunque problema dovesse presentarsi, ci impegniamo a risolverlo subito».

Verde in stile british

La formula Green George è semplice: il nome di battesimo inglese per antonomasia si abbina a un colore, il verde, che torna nelle tonalità della suola come un vezzo, un segno distintivo; il linguaggio stilistico è british, rivisto di stagione in stagione con le lenti della moda: «Per rimanere classico, senza diventare vecchio».  

Tradizione che resiste

Il marchio, nelle sue collezioni per l’uomo e per la donna, calza il paradigma di quel made in Italy che riesce a essere d’eccellenza perché splendidamente di nicchia: «Un made in Italy rigoroso. Autentico. Totale. Non può bastare una piccola finitura fatta nel nostro Paese per appiccicarsi addosso il tricolore» punge Granatelli. Che indugia spesso in parole antiche come «impegno», «serietà», «conoscenza». Che sta contribuendo a tenerle vive in un distretto storico, dandogli continuità: «Chi entra a lavorare da noi, rimane fino alla pensione». La qualità di Green George, oltre a una tradizione di famiglia, è una passione a cui ci si affeziona.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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