Fusione Fiat-Chrysler: il voto sarà "al buio"
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Economia

Fusione Fiat-Chrysler: il voto sarà "al buio"

Le due società saranno fuse per dare vita alla multinazionale Fca. Ma dai conti del primo semestre si può conoscere solo l'andamento del gruppo, non quello delle due case automobilistiche separatamente

Tra 24 ore la Fiat non esisterà più. Resteranno, ovviamente, il marchio, le fabbriche, e i dipendenti, ma la società si fonderà con la Chrysler dando vita al nuovo gruppo, Fca, che avrà sede sociale ad Amsterdam, sarà quotata a New York con sede fiscale a Londra. Per l’Italia è una data storica: dopo 115 anni la società sparisce come entità autonoma e, sotto la guida del suo leader, Sergio Marchionne, amministratore delegato sia di Fiat che di Chrysler, lascerà il Paese.

La fusione, che sarà votata domani dall’assemblea degli azionisti, non avviene, però su basi paritarie, nel senso che i valori di Fiat e di Chrysler sono molto diversi. Nel 2013 la Fiat da sola ha perso 911 milioni di euro mentre Chrysler ha guadagnato 1,8 miliardi di euro. Questo significa che la multinazionale che nascerà dalla fusione ha un’area del mondo nella quale guadagna moltissimo e un’altra che si mangia metà dei profitti. Questo squilibrio nei conti del gruppo Fca è ciò che preoccupa gli analisti, ma soprattutto preoccupa la politica italiana perché è evidente che una multinazionale ha logiche che sono molto diverse da quelle di un’azienda italiana controllata da una famiglia, gli Agnelli, che ha sempre preso le proprie decisioni anche con un occhio di riguardo al “sistema” Italia. In cambio, ovviamente, di sostanziosissimi sussidi pubblici . La preoccupazione per le future scelte di Fca sono plasticamente rappresentate da una dichiarazione fatta il 30 luglio, a 48 ore dall’assemblea dei soci e a mercati aperti, del ministro Maurizio Lupi, che ha evocato la possibilità di nuovi incentivi per la rottamazione dell’auto, a pochi mesi dalla conclusione di una precedente, analoga, operazione.

Domani i soci guarderanno anche i conti del secondo trimestre 2014 e del primo semestre. I dati sono già stati rilasciati (qui i dati principali) con una particolarità importante: i dati di bilancio sono stati accorparti, ovvero, i soci voteranno senza conoscere i numeri della Fiat separati da quelli di Chrysler. Non possono, quindi, sapere come la società (ancora per poche ore) italiana si è comportata nei primi sei mesi dell’anno. Lo potranno sapere solo l’11 agosto quando la Chrysler, in una conference call con gli analisti, consegnerà agli investitori i propri numeri (senza Fiat) dai quali si potranno ricavare quelli della Fiat (senza Chrysler). Ecco perché domani quello dei soci sarà un voto pro o contro la fusione con Chrysler, “al buio”.

Tuttavia qualche analista ha già fatto qualche conto su uno degli indicatori più importanti sullo stato di salute dell’impresa: il free cash flow, ovvero, la capacità dell’azienda di generare cassa. Ebbene: nel secondo triumestre del 2014 Fiat e Chrysler insieme hanno generato cassa per 581 milioni di euro. Un’ottima notizia con due precisazioni, però. La prima è che nel semestre il dato si riduce a 479 milioni. La seconda è che non si sa chi tra le due società abbia contribuito maggiormente alla creazione di cassa. Un mistero che sarà svelato solo l’11 agosto.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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