Ferrari, Maserati, Alfa Romeo: il futuro del polo del lusso
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Ferrari, Maserati, Alfa Romeo: il futuro del polo del lusso

Sergio Marchionne potrebbe rilanciare il marchio del Cavallino come elemento trainante dei progetti Fiat che puntano sull’alto di gamma

“Ci sarà un polo del lusso e dell’alto di gamma senza soluzione di continuità, con la Ferrari che fungerà da vera e propria punta di diamante di tutta l’offerta”. È questo il disegno commerciale che il professor Giuseppe Berta, economista esperto di cose di casa Fiat, vede dietro la decisione di Sergio Marchionne di congedare Luca di Montezemolo dalla guida del Cavallino rampante, per prenderne, almeno per il momento, il diretto controllo. Era evidente infatti che la scelta del manager italo-canadese non potesse avere motivazioni di carattere economico. Il 2103 infatti, per il brand di Maranello si è chiuso con numeri a dir poco favolosi.

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Nonostante le vetture vendute siano scese a 6.922 unità, ossia il 5.4% in meno dell’anno precedente, il fatturato è lievitato del 5%, fino alla cifra mai raggiunta prima di 2,3 miliardi di euro. E come se non bastasse, l’utile netto è cresciuto anch’esso del 5,4% per un valore assoluto di 246 milioni di euro. E’ tutto ciò in tempi di crisi. Dunque le ragioni dell’avvicendamento a casa Maranello sono di tutt’altra natura. “È un problema di integrazione del marchio – spiega Berta -. Il nodo da sciogliere per Marchionne era quello di un brand come quello Ferrari che finora non è stato in nessun modo integrato nel nascente Gruppo FCA Fiat-Chrysler. Un’anomalia che tra l’altro si trascina fin dagli Anni Sessanta, quando Agnelli decise di prendere il controllo di Maranello, senza che però la Ferrari entrasse mai realmente nelle strategie industriali di Fiat”.

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Una situazione che a questo punto però Marchionne non poteva più permettersi di tollerare. Soprattutto ora che il nuovo Gruppo FCA sta per fare il suo esordio ufficiale sul mercato internazionale e in particolare su quello americano. “Marchionne – continua Berta – cercherà non solo di beneficiare della notorietà mondiale del simbolo Ferrari, ma cercherà di farne, come detto, l’elemento trainante di quel polo del lusso interno, che per ora si articola solo sulla Maserati, e del comparto dell’alto di gamma, dove grandi speranze si appuntano sul rilancio di Alfa Romeo”. E’ questa dunque la ragione primaria che ha spinto Marchionne a prendere il controllo diretto di Ferrari divenendone presidente.

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“Poca influenza hanno avuto anche gli i negativi risultati sportivi attuali in Formula 1 – aggiunge Berta -. Anche perché la Ferrari ha dimostrato di poter reggere il mercato anche in periodi di scarsi successi. Certo però che se Marchionne volesse davvero fare le cose per bene nello sfruttamento del brand Ferrari, la ciliegina sulla torta potrebbe essere proprio il rilancio di Maranello in Formula 1 con investimenti più sostanziosi”. In tutto questo scenario, il congedo di Montezemolo suona allora come il superamento dell’ultimo filo che univa l’attuale management alla vecchia gestione aziendale.

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“Montezemolo – chiosa Berta – non era più funzionale. Era l’ultimo legame con il passato, e per un’azienda che vuole davvero guardare al futuro era assolutamente necessario emanciparsi dal passato. Una svolta che credo anche l’avvocato Montezemolo si attendesse”. Per ora dunque il timone di Maranello passa a Marchionne, e non è escluso che possa anche decidere di tenerlo ben stretto. E questo nonostante qualcuno possa pensare che dedicarsi alla Ferrari non debba essere una delle priorità di un manager che guida un colosso internazionale quale è ormai Fiat-Chrysler. “Se si vuole lanciare un messaggio forte al mercato – conclude Berta – può invece accadere che Marchionne decida di tenere il controllo diretto di Ferrari. In ogni caso però, chiunque sarà il manager chiamato a prendere il posto di Montezemolo, lavorerà sicuramente sotto il suo vigile sguardo”.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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