Sergio Marchionne
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Economia

Fca: ecco che cosa non ha funzionato nella gestione Marchionne

Come si spiega il crollo del 40% delle immatricolazioni della casa italo-americana a settembre

Almeno per il momento, l’eredità di Sergio Marchionne continua a pesare, nel bene e nel male, sullo stato di salute di Fca. E allora, diventa spontaneo andare a cercare nelle pieghe della gestione del manager italo-canadese, scomparso a luglio di quest’anno, le ragioni del vero e proprio tracollo delle immatricolazioni subito proprio da Fca a settembre in Italia.

Il calo è decisamente preoccupante perché quantificabile in un -40,33% che non lascia dubbi sul fatto che qualcosa, nella futura strategia industriale e commerciale della casa italo-americana, vada quanto prima rivisto. Ma per capire dove possa annidarsi il problema, è bene partire dai numeri, che offrono uno spaccato di un mercato nazionale complessivamente in ritirata.

Mercato in picchiata

E iniziamo allora con il dire che le vetture immatricolate lo scorso mese, secondo i dati diffusi dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono state 124.976, 42.500 unità in meno delle 167.469 dello scorso anno, ovvero un calo drastico del 25,4%.

Da notare inoltre che nei primi 9 mesi dell’anno le 1.491.261 auto immatricolate si confrontano con le 1.534.349 del gennaio-settembre 2017, segnando di nuovo una diminuzione del 2,8%.

Tornando a settembre però, le spiegazioni più immediate del generale brusco calo di vendite sono sicuramente da imputare in parte alle nuove norme sull’omologazione delle vetture entrate in vigore dal primo settembre. Una scadenza che ha spinto molti consumatori ad anticipare gli acquisti ad agosto.

Questo fatto unito poi all’attuale indisponibilità di questi nuovi prodotti da parte di qualche marchio e di un giorno lavorativo in meno, hanno concorso al pessimo risultato complessivo di settembre. Ma per Fca le spiegazioni del crollo di vendite non possono esaurirsi qui.

Altri numeri emblematici

Per comprendere infatti meglio le dinamiche che possono aver inciso sul risultato molto negativo del marchio italo-americano, sono altri i numeri che vanno presi in considerazione. Ci riferiamo in particolare a quelli scomposti secondo l’alimentazione dei motori.

Si scopre allora che le motorizzazioni diesel nel mese di settembre hanno perso il 38,3% dei volumi, scendendo di 10 punti per fermarsi al 47,9% del totale mercato. In flessione molto più contenuta la benzina (-6,3%) mentre calano del 24,2% le vetture a Gpl e del 62,7% quelle a metano, che si fermano tra l’altro all’1% di quota mercato complessiva.

Da sottolineare invece la performance delle auto ibride che, grazie a un aumento delle vendite del 28,2%, in settembre hanno superato le immatricolazioni di auto a Gpl, risultato che fa il paio con la forte crescita per le vetture elettriche (+168,7%) che si portano allo 0,4% di quota mercato.

Le scelte di Marchionne

Alla luce di questi risultati, in molti forse ricorderanno, che proprio Sergio Marchionne durante il suo lungo periodo alla guida di Fca, non aveva mai nascosto la propria avversione per le alimentazioni alternative, e in particolare per l’elettrico.

Le uniche eccezioni avevano riguardato il Gpl, e in particolare il metano, per il quale aveva espresso tra l’altro un esplicito gradimento. Peccto però che si tratti di due tipi di alimentazione che, come dimostrano i numeri sopra riportati, proprio a settembre hanno subito cali vertiginosi.

I risultati di Fca dunque, è vero che pagano in parte lo scotto di un mese complessivamente in calo, ma forse risentono anche in maniera significativa di scelte strategiche che non hanno tenuto in giusto conto le dinamiche di un mercato che vede oggi i consumatori indirizzati sempre più verso motorizzazioni ibride ed elettriche, proprio quelle che Marchionne aveva sempre tenuto in scarsa, se non scarsissima considerazione.

Il nuovo numero uno di Fca, l’inglese Michael Manley, dovrà ora prendere atto prima possibile di questo scenario, e cercare in tutti i modi di porvi rimedio. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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