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Economia

Facebook, così aiuta le piccole imprese

Il social network può stimolare l'apertura verso il mercato estero, che a sua volta aumenta l'ottimismo verso il futuro e la propensione ad assumere

C’è un elemento che aiuta le piccole e medie imprese ad avere maggiore fiducia nel loro futuro, anche quando la situazione economica non è rosea: l’apertura verso i mercati internazionali. Tra quelle che commerciano con l’estero, il 57 per cento è ottimista sul suo domani, contro il 48 per cento di chi rivolge le sue attività solo all’interno dei confini dell’Italia.

Certo, la strada da fare è parecchia ancora, chi esporta resta l’eccezione: è il 16 per cento del totale, peraltro l’1 per cento in meno a gennaio contro la rilevazione di settembre. Ma non è un dato trascurabile, visto che l’85 per cento del campione conta meno di dieci dipendenti, quindi si tratta di realtà piccole o piccolissime. Inoltre, le aziende che hanno già avviato pratiche di export in quasi la metà dei casi (il 45 per cento) sono propense ad aumentare la loro forza lavoro nei prossimi sei mesi, le altre non arrivano al 40 per cento, si bloccano al 37.   

Sono queste alcune delle conclusioni contenute nel «Future of business survey», un’indagine mensile condotta tra i proprietari di pagine business su Facebook in 33 Paesi, incluso il nostro. Un campione molto rappresentativo, visto che conta 140 mila partecipanti, di cui 7.400 soltanto lungo lo Stivale, ben 2.100 insegne tricolore in più rispetto alla rilevazione di settembre.

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«Il digitale aiuta a raggiungere clienti in tutto il mondo senza investire risorse significative. Ieri il mercato potenziale era quello vicino a me geograficamente. Oggi tutto il pianeta è a distanza di due o tre clic»

«È un panel consistente, sempre più attendibile per cogliere qual è il sentiment delle aziende su vari temi» commenta con Panorama.itLuca Colombo, country manager di Facebook Italia. Che aggiunge: «Un altro punto importante che emerge dal sondaggio è la maggiore propensione delle imprese gestite da donne verso l’uso di strumenti digitali per raggiungere il successo. Parliamo di una differenza di sette punti percentuali». Si sfata così un ingenuo pregiudizio, secondo il quale il management femminile sarebbe più conservatore, meno incline ad aprirsi alle nuove tecnologie.

Il digitale, comunque, resta straordinariamente trasversale: «Aiuta a raggiungere clienti in tutto il mondo» chiosa Colombo «senza investire risorse significative. Ieri il mercato potenziale era quello vicino a me geograficamente. Oggi, anche grazie a strumenti come Facebook o Instagram, tutto il pianeta diventa a distanza di due o tre clic».

Un processo, però, non automatico: «Occorre la giusta consapevolezza, servono attività di formazione. Perciò abbiamo attivato attività con diverse associazioni come Confcommercio: andiamo in giro per l’Italia con iniziative come “Boost your business”, un roadshow gratuito che spiega come impostare campagne di marketing di successo sulla nostra piattaforma. Inoltre, replicheremo il Forum dell’economia digitale, che l’anno scorso ha avuto ottimi riscontri».

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«Vogliamo costruire un dialogo con le persone. Mettere in piedi una community. È così che si genera valore. Che poi, traslato a livello di incidenza sul business, pesa parecchio»

Facebook ha 29 milioni di utenti attivi mensilmente in Italia, 27 milioni da mobile. A livello globale, raggiunge gli 1,8 miliardi mensili, 1,18 miliardi giornalieri. È dunque una gigantesca piazza dove esporre digitalmente la propria merce, ancora prima dove raccontare la propria storia. Con risultati a volte esemplari, come testimonia il caso di Lago (sopra un progetto d’arredo), storica realtà del padovano fondata a fine Ottocento, che crea mobili di design.

Negli ultimi sei anni, in controtendenza rispetto alla congiuntura economica e a tutto il comparto in cui opera, ha visto il suo fatturato sestuplicarsi (da 5 a 30 milioni di euro), così come il numero dei dipendenti (da 20 a 120), registrando un aumento del 23 per cento delle vendite in Italia e all’estero, ricevendo da Facebook il 30 per cento delle visite al suo sito web.

Ma il vero dato impressionante è il numero di «mi piace» collezionati sul social network: più di 1 milione. «Dopo Ikea, siamo la seconda community al mondo nel settore mobili. Rispetto a loro, abbiamo un tasso di condivisione dei nostri contenuti di 16 volte superiore» enumera con comprensibile fierezza Daniele Lago, ceo e responsabile del design dell’azienda. Quarantaquattro anni, freschezza nell’eloquio e nelle idee, Lago sostiene che l’elemento primario non è cercare di vendere un prodotto, «ma costruire un dialogo con le persone. Mettere in piedi una community. È così che si genera valore. Che poi, traslato a livello di incidenza sul business, pesa parecchio».

Lago Spa

La pagina Facebook è un punto di partenza: «Sottolineamo» dice Lago «un concetto che è empatico. Quello di creare spazi che migliorino la vita, tramite un design innanzitutto piacevole da vedere. Dal social network il traffico passa al nostro sito, dove chi vuole può approfondire le nostre proposte e, se interessato, passare al punto vendita».

La pagina è dunque qualcosa di più e di meglio di una semplice vetrina dove esporre prodotti o soluzioni, va oltre una collezione sovrabbondante di «like». È un veicolo per un creare un legame. «Facilita enormemente la vita rispetto a dieci anni fa» commenta Lago «perché ti consente di arrivare e parlare con persone lontanissime dalla tua sede». Il risultato: l’azienda padovana registra oggi all’estero più del 30 per cento del suo fatturato, ha 33 negozi monomarca sparsi tra Europa, Cina e Corea. Di sicuro, rientra in quella percentuale d’imprese che nel sondaggio di Facebook ha affermato di guardare al futuro con ottimismo.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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