Derivati, l'incubo di Mussari e del Monte dei Paschi
Economia

Derivati, l'incubo di Mussari e del Monte dei Paschi

Cosa sono e come funzionano gli strumenti finanziari che hanno messo nei guai l'istituto toscano (e non solo)

Demonizzati da più parti e accusati di un po' di tutto: di aver fatto crollare i mercati, rovinato milioni di risparmiatori e inquinato il sistema finanziario mondiale. In realtà i prodotti derivati, che oggi sono la pietra dello scandalo nelle indagini sul Monte dei Paschi di Siena, andrebbero giudicati in manierà un po' più obiettiva, senza pregiudizi ideologici o inutili moralismi.

IL MONTE DEI PASCHI, MUSSARI E LA POLITICA

Certo, si tratta di strumenti finanziari spesso pericolosi, che vanno conosciuti e maneggiati con cura ma che, se usati bene, al momento del bisogno possono rivelarsi molto utili alle imprese, agli investitori e persino a chi si è indebitato con un mutuo-casa. Per capirlo, basta analizzare (seppur a grandi linee) la natura e il funzionamento di questi prodotti che esistono da decenni e che, per molto tempo, non hanno mai destato tante preoccupazioni come oggi.

Un derivato è infatti uno strumento finanziario il cui valore dipende da quello di un'altra attività sottostante, che può essere un indice di borsa, una singola azione, un saggio d'interesse, un tasso di cambio oppure il prezzo di una materia prima. Ci sono, per esempio, i derivati sul petrolio (futures), che sono dei contratti legati alle quotazioni  dell'oro nero, negoziati sulle principali piazze finanziarie internazionali come Londra o New York. Esistono poi altri derivati come gli swap, il cui valore dipende, in molti casi, dall'andamento di un tasso d'interesse o di un tasso di cambio.

IL MONTE DEI PASCHI E I MONTI BOND

Un'impresa o un risparmiatore che hanno sottoscritto un prestito a tasso variabile, per esempio, possono mettersi al riparo da un rialzo dei saggi d'interesse di mercato, proprio acquistando uno swap, che rappresenta una sorta di assicurazione contro il rischio. In pratica, se i tassi d'interesse salgono, la banca che ha venduto il prodotto derivato si impegna a erogare al debitore un flusso di pagamenti, permettendogli così di coprire le potenziali perdite provocate dal caro-denaro. Non a caso, gli swap vengono usati anche per costruire i popolarissimi mutui col cap, cioè quei finanziamenti a tasso variabile per l'acquisto della casa, in cui viene fissato a priori un tetto massimo per gli interessi passivi, che non possono superare una determinata soglia (anche quando il costo del denaro va alle stelle).

Gli swap sui cambi, invece, vengono utilizzati spesso dai gestori dei fondi di investimento, quando comprano dei titoli sulle borse estere (per esempio da chi acquista delle azioni negoziate sulla borsa americana di Wall Street e vuole tutelarsi contro un eventuale ribasso del dollaro, che provocherebbe delle perdite nel  portafoglio). I derivati, dunque, non sono di per sé il demonio. Basta usarli con accortezza e senza cattive intenzioni. Detto in parole povere, sono un po' come le pistole e le altre armi da fuoco, che possono ferire o uccidere la gente, ma possono pure essere usate alle forze dell'ordine a fin di bene, per proteggere i cittadini dalla criminalità.

LE INDAGINI SU MPS

Purtroppo, però, le cronache recenti non hanno regalato una buona fama a questi strumenti finanziari, visto quello che è accaduto negli anni scorsi a molti enti locali e a parecchie piccole e medie aziende italiane. Alcune grandi banche hanno infatti rifilato alle imprese e ai Comuni di tutta la Penisola una montagna di swap e di altri prodotti assai arzigogolati, che dovevano proteggere dai rischi legati ai tassi d'interesse ma che, in realtà, non servivano a niente. Anzi, erano prodotti tossici, capaci di provocare una voragine nei bilanci di chi li ha comprati.

Ora, a questa lunga sfilza di derivati-spazzatura si sono aggiunti anche quelli, ben diversi e ancor più sofisticati, di cui ha fatto uso il Monte dei Paschi di Siena, con le discusse operazioni Alexandria e Santorini, quando la banca era sotto la guida di Giuseppe Mussari. Spetterà agli inquirenti accertare cosa è successo davvero a Siena, verificando quali erano la naura e la funzione degli strumenti finanziari maneggiati dall'istituto toscano e negoziati con il gruppo Nomura e con Deutsche Bank.

IL MONTE DEI DESIDERI

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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