Così Marchionne risparmia sul costo del lavoro
Economia

Così Marchionne risparmia sul costo del lavoro

Ecco a quanto ammontano i vantaggi fiscali sulle mille assunzioni previste in Italia nel 2015. E in Usa FCA paga i dipendenti meno di Ford e Gm

Nell’eterna lotta tra Sergio Marchionne e il suo più acerrimo nemico, il costo del lavoro, non c'è storia: vince Marchionne. Sia che il campo di battaglia sia l’Italia sia che siano gli Stati Uniti. Con una sostanziale differenza, però: i risparmi sul costo del lavoro in Italia li ottiene grazie ad una legge, in Usa grazie alla contrattazione con i sindacati.

Le mille assunzioni che l'amministratore delegato di Fca (Fiat Chrysler Automobiles) ha annunciato di fare in Italia nel 2015, infatti, godranno degli enormi vantaggi previsti dalla scorsa legge di stabilità ed entrati in vigoore a gennaio; vantaggi che non hanno nulla a che vedere con il Job Act. Da gennaio chiunque assuma a tempo indeterminato non paga, per i tre anni successivi, i contributi a carico delle imprese. Nel caso della Fiat si tratta di un risparmio di circa il 32,08% per ogni dipendente. Ipotizzando un salario medio lordo di 23mila euro l’anno, il risparmio è, quindi, di circa 7mila euro. Secondo i sindacati la somma dei risparmi della Fca, sempre a valere sulle 1000 assunzioni previste nel 2015, si aggira intorno ai 7,5 milioni l’anno che diventano circa 23 nel periodo 2015-2018, quando questi vantaggi fiscali termineranno. Marchionne ha anche annunciato altre assunzioni nel 2016 che, però, a legislazione vigente, non godono di nessuno sgravio a meno che nella prossima legge di stabilità il governo non decida di prorogare la misura.

Ma è in Usa che Marchionne ha dato il meglio di sé. Nei contratti di lavoro firmati dalla Uaw (il sindacato unico dei lavoratori del settore automobilistico) e la Chrysler nel 2009 e nel 2011 era previsto che tutti i nuovi assunti venissero pagati molto meno dei cosiddetti “veterani”. La differenza è notevole: 15,78-19,28 dollari l’ora netti rispetto a 28 dollari l’ora di un “veterano”. Se si considera che circa il 45% dei lavoratori della Chrysler sono nuovi assunti, si può capire il risparmio sul costo del lavoro che Marchionne riesce ad ottenere. Soprattutto se si considera che in Ford la percentuale di nuovi assunti arriva solo al 29% del totale e al 20% in Ford. Secondo una ricerca della Uaw il costo del lavoro medio dei dipendenti Chrysler (35.700) è di 48 dollari (comprendendo nel calcolo anche i benefit) l’ora rispetto a 55 dollari della Ford e ai 58 dollari della General Motors. Ma ora il leader della Uaw ha detto basta: ha annunciato che quando inizieranno i colloqui per il rinnovo del contratto di lavoro, tra un paio di mesi, il suo primo impegno sarà quello di abolire queste disparità.

Quello della riduzione dei costi per i nuovi assunti fu un risultato della negoziatore della Chrysler, Al Iacobelli, andato in pensione poche settimane fa. Iacobelli è stato l’uomo che, all’epoca dell’acquisto della Chrysler da parte di Fiat (2009), ha imposto alle tute blu la rinuncia a tutti i benefit dei quali godevano, suscitando l'ammirazione di Marchionne che, inaugurando le trattative disse: “La cultura dei diritti va sostituita con la cultura della povertà”.

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Marco Cobianchi

Sono nato, del tutto casualmente, a Milano, ma a 3 anni sono tornato a casa, tra Rimini e Forlì e a 6 avevo già deciso che avrei fatto il giornalista. Ho scritto un po' di libri di economia tra i quali Bluff (Orme, 2009),  Mani Bucate (Chiarelettere 2011), Nati corrotti (Chiarelettere, 2012) e, l'ultimo, American Dream-Così Marchionne ha salvato la Chrysler e ucciso la Fiat (Chiarelettere, 2014), un'inchiesta sugli ultimi 10 anni della casa torinese. Nel 2012 ho ideato e condotto su Rai2 Num3r1, la prima trasmissione tv basata sul data journalism applicato ai temi di economia. Penso che nei testi dei Nomadi, di Guccini e di Bennato ci sia la summa filosofico-esistenziale dell'homo erectus. Leggo solo saggi perché i romanzi sono frutto della fantasia e la poesia, tranne quella immortale di Leopardi, mi annoia da morire. Sono sposato e, grazie alla fattiva collaborazione di mia moglie, sono papà di Valeria e Nicolò secondo i quali, a 47 anni, uno è già old economy.

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