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Economia

Claudia Di Petta, la super mamma che progetta missili per navi militari

Donna, mamma, ma al tempo stesso ing. che guida 100 persone con cui studia i programmi di Mbda per la Marina Militare

Lei si chiama Claudia Di Petta, è nata a Napoli, ha origini molisane, regione ove è cresciuta fino alla maturità scientifica conseguita al liceo Ettore Majorana di Isernia. Si è poi trasferita a Roma dove si è laureata in ingegneria a 24 anni. Oggi è responsabile di numerosi programmi navali di Mbda per la fornitura, l’integrazione e la validazione di sistemi di difesa antiaerea per la nostra Marina Militare e per quelle di altri Paesi alleati. Mdba è il principale consorzio europeo operante nel settore della Difesa, conta 12.000 dipendenti. Unico esempio di successo d'azienda europea integrata operante in questo settore, è una realtà nata nel 2001con solide radici in Italia dove ha tre stabilimenti ed impiega circa 1.400 risorse. Una donna così la incontriamo nel suo ufficio, ma è appena scesa da una unità da guerra.

Claudia, dire che per lavoro fai missili è riduttivo. In che cosa consiste il tuo lavoro?

Nel mio ruolo devo relazionarmi continuamente con il cliente, nelle sue diverse accezioni di cantiere navale o di forza armata italiana e non, per condividere sia scelte di tipo tecnico da trasferire poi al mio gruppo di lavoro per l'implementazione di un sistema o la visualizzazione di un'informazione sulla consolle di comando e controllo, sia scelte più programmatiche, come la pianificazione e il coordinamento delle attività anche in caso sopraggiungano nuove esigenze.

Quale è stato il tuo percorso professionale?

Al termine degli esami di laurea in ingegneria elettronica ho fatto esperienza per circa un anno in Alenia Spazio, dove ho sviluppato come tesi di laurea un progetto per la realizzazione di un sistema automatico di controllo di un’antenna satellitare. Subito dopo mi sono occupata in diverse aziende di siti web, sicurezza informatica e firma digitale, e tra queste la più significativa è stata l’esperienza fatta in un’azienda del Gruppo Telecom. Avendo però come obiettivo personale quello di lavorare nell’ambito aerospaziale, in contesti internazionali e con processi industriali complessi e articolati, ho perseguito questa vocazione e indirizzato la mia candidatura ad Alenia Marconi Systems (Ams), presso cui sono stata invitata per un colloquio e accettato la loro offerta entrando nella Divisione Missili di AMS. Era dicembre del 2000 e l'anno dopo tale Divisione si è unita in consorzio con altre aziende europee dando vita a Mbda. Negli anni mi sono occupata sia di sistemi di difesa in ambito navale sia terrestre, sempre lavorando in team internazionali ed arrivando nel 2016 ad acquisire la responsabilità che ricopro tutt’ora di una squadra di oltre 100 persone dislocate tra Italia e Francia.

Qual è l’aspetto che ritieni più interessante della tua attività?

Il mio lavoro è ricco di stimoli e di interesse, come capo programma sono responsabile sia della parte tecnica dei sistemi che forniamo, sia degli aspetti contrattuali, della pianificazione, della qualità dei prodotti e del budget assegnato. Per riuscirci, data la complessità e le tempistiche dei sistemi di cui si parla, è necessario interagire in maniera efficace e positiva col cliente, con le funzioni aziendali che partecipano al programma e con i fornitori esterni. Dunque è essenziale saper lavorare in team, saper ascoltare, gratificare i collaboratori, negoziare e prendere decisioni rapidamente. Tutto ciò è molto stimolante e favorisce lo sviluppo della professionalità e delle competenze in maniera straordinaria.

Quella volta che sei stata particolarmente soddisfatta delle tue decisioni tecniche?

Ricordo con particolare piacere la riunione finale del percorso di sviluppo di un sistema missilistico di nuova generazione, evento che segnava l’accettazione del progetto da parte del cliente e il via a procedere per la produzione. Partecipavano tutte le industrie coinvolte nel progetto, ciascuna per la propria parte, e il cliente in tale sede operava la verifica tra il progetto presentato e i propri requisiti operativi. Uno di questi non era stato comunicato attraverso la catena contrattuale e pertanto non implementato nel progetto iniziale. Si trattava di poter controllare il sistema da due postazioni collocate in locali differenti, il progetto non lo prevedeva, ma il Cliente non era disposto a rinunciare e ad accettare il progetto così come inizialmente presentato. Per uscire dall’empasse, insieme al mio team abbiamo concepito l’impiego di una soluzione semplice, poco ingombrante e non invasiva per la nave e per i sistemi esterni, che permetteva di attivare i lanciatori in emergenza superando l’esigenza di farlo tramite un pannello esterno, e quindi consentiva di poter attivare il lancio dei missili da due postazioni in locali differenti, come da esigenza del Cliente. Abbiamo portato in chiusura di riunione l'idea aggiornando il progetto e ottenendo la piena soddisfazione da parte del committente, e il sistema è entrato in produzione. Detta così potrebbe sembrare semplice, ma tra ammiragli e manager aver conciliato le esigenze aziendali e quelle operative è stata una grande soddisfazione.

Donna in carriera e madre, quanto è importante il welfare aziendale per la qualità della vita?

In MBDA è molto sentito il tema del welfare aziendale. Esistono diversi progetti con obiettivo il benessere dei dipendenti: dall’asilo nido aziendale all’assicurazione sanitaria che include anche pacchetti di check up periodici diversificati e specializzati per età e sesso. Sono previste borse di studio per i figli meritevoli dei dipendenti, e grazie al “Mio benefit” ogni dipendente ha a propria disposizione ogni anno un budget per acquisti, rimborso spese scolastiche o della baby-sitter. Infine, oltre alla flessibilità di orario, si sta lavorando ad un progetto di Smart Working per consentire massima conciliazione tra impegni professionali ed esigenze familiari o personali. L’attenzione per il dipendente passa anche attraverso l’attenzione all’ambiente: con il progetto zero plastic lavoriamo in uffici sempre più ecocompatibili ed esistono anche colonnine di ricarica per le auto elettriche.

Che cosa dicono di te i tuoi figli a proposito del tuo lavoro?

Per la natura stessa del lavoro le informazioni che porto in ambito familiare sono molto poche. I miei figli sanno che mi occupo di sistemi imbarcati su navi militari, per la difesa nazionale e per il supporto ai Paesi alleati per il mantenimento di condizioni di equilibrio politico nel mondo. Sono molto orgogliosi, mi chiedono spesso se posso portarli con me in qualcuna delle mie missioni, a toccare con mano i nostri sistemi e sarei molto orgogliosa se potessi farlo, un giorno.

Quando selezioni un collaboratore, oltre alle capacità specialistiche strettamente connesse con il ruolo, che cosa osservi e cerchi?

Più di ogni altra cosa cerco nei suoi occhi la passione, la determinazione, il coraggio e lo spirito di squadra. Nel nostro lavoro è molto importante la competenza tecnica e la qualità specialistica, ma data la complessità dei sistemi e dei processi e la molteplicità di requisiti che vanno considerati, è l’unione delle forze non la genialità del singolo che porta il risultato. Un collaboratore come prerequisito deve avere le abilità che servono per lo svolgimento del ruolo, ma ciò che fa la differenza e indirizza la scelta è l’attitudine a lavorare in squadra per obiettivi, non in modo individuale. Devono avere il coraggio di saper gettare il cuore oltre l’ostacolo, l’amore per loro proprio lavoro considerando le difficoltà come opportunità di miglioramento e di crescita professionale.

Chi sei fuori dal lavoro?

Tutt’altro che un ingegnere che si occupa di sistemi missilistici. Amo la tecnologia ma non è il mio hobby. Fuori dal lavoro uso la mia creatività nel make-up (sorride ironica, ndr), cercando e sperimentando sempre prodotti nuovi e migliori sulla pelle, che migliorino l’armonia del viso. Inoltre ho una grande passione per i profumi, in particolare per quelli artistici che colleziono e che rappresentano il mio rifugio quando ho bisogno di staccare la spina per un attimo, e lasciarmi trasportare da emozioni e ricordi.

Consiglieresti il settore aerospaziale ai giovanissimi?

Risposta di parte, assolutamente sì! Sia perché io stessa da giovane avevo il settore aerospaziale nei miei sogni già da adolescente, sia perché è quello che oggi più di tutti gli altri offre un altissimo potenziale. Se a questo uniamo il fatto che il settore aerospaziale, in particolare Mbda che oggi in Italia rappresenta la massima espressione di tale settore in contesto internazionale, è quello ove il livello tecnologico è più sviluppato, e quello ove sono maggiori le opportunità di lavoro anche all’estero come ulteriore arricchimento professionale, sarei molto orgogliosa se anche qualcuno dei miei figli un giorno facesse la mia stessa scelta.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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