Banche, perché la crisi non è finita
ANSA/CLAUDIO PERI
Economia

Banche, perché la crisi non è finita

I mercati scommettono sul salvataggio di Mps da parte del governo, ma l'appuntamento cruciale saranno gli stress test di fine luglio

A Bruxelles le trattative sono sempre più intense e il governo Renzi è convinto di farcela. A Palazzo Chigi e al ministero dell'Economia, infatti, sperano che prima o poi la Commissione Europea si decida a dare il via libera a un piano di interventi statali a favore del Monte dei Paschi di Siena (Mps), dopo che l'istituto toscano è finito nel vortice di una nuova crisi, iniziata nei giorni scorsi con un crollo del titolo in borsa.

Crisi Mps, le cose da sapere


Anche se l'Europa darà il via libera agli aiuti di stato a favore di Mps, però, è presto per cantar vittoria. I problemi da risolvere, nel sistema bancario italiano, sono infatti ancora moltissimi e vanno ben oltre l'intervento-tampone, studiato a tavolino per ricapitalizzare il Monte dei Paschi ed evitare che l'istituto toscano finisca addirittura in dissesto. Per rendersene conto, basta leggere quanto scrive l'economista Angelo Baglioni, professore alla facoltà di scienze bancarie dell'Università Cattolica. In un'editoriale sul sito Lavoce.info, Baglioni passa in rassegna tutti gli ultimi interventi del governo ideati per mettere in sicurezza il sistema bancario nazionale.


Le peggiori banche del 2016 (finora)


Tralasciando per un attimo le ultime vicende di Mps, non va dimenticato infatti che, nei mesi scorsi, l'esecutivo ha già messo in cantiere altre misure importanti. In primis, il governo ha creato un sistema di garanzie statali sulle operazioni di cartolarizzazione di prestiti inesigibili, garanzie che sono rimaste pressoché inutilizzate. Poi, in collaborazione con le maggiori banche del paese, è stato creato il fondo Atlante, che però è servito a a malapena a evitare che due istituti di credito nei guai (la Popolare di Vicenza e Veneto Banca) finissero nel baratro. Infine, la scorsa settimana, è arrivato per le banche italiane anche lo scudo di Stato. Il governo si è cioè impegnato a porre una garanzia pubblica (per un importo totale fino a 150 miliardi di euro) sulle obbligazioni emesse dagli istituti di credito italiani che avessero eventualmente bisogno di liquidità, nel caso di nuove turbolenze sui mercati successive alla Brexit, l'uscita dalla Gran Bretagna dall'Unione Europea.


Lo scudo inutile

Anche quest'ultima misura, a detta di Baglioni, sembra destinata a rivelarsi un flop come le due che l'hanno preceduta. La ragione  è che tutti e tre i provvedimenti del governo, sostanzialmente, non vanno al cuore del problema. Ciò di cui avrebbero bisogno le banche italiane, infatti, non è un paracadute di Stato che garantisca le esigenze di liquidità. A ben guardare, di liquidità gli istituti di credito nazionali ne hanno molta, grazie ai finanziamenti che arrivano dalla Banca Centrale Europea. Piuttosto, sarebbe opportuno che i gruppi creditizi di tutta la Penisola svalutassero le sofferenze che oggi riempiono i loro bilanci e poi venissero aiutati (anche con soldi pubblici) a fare una raffica di aumenti di capitale (per irrobustirsi dopo le svalutazioni dei prestiti sofferenti).


Banca Mps, cosa puo' fare il governo per salvarla


Si tratta però di una misura difficile da attuare, vista la presenza di parecchi vincoli euorpei, che impediscono gli aiuti di stato alle aziende private. L'unica possibilità di un massiccio intervento del governo, secondo Baglioni, si aprirebbe paradossalmente se molte banche italiane non passassero i prossimi stess test con cui la Bce misurerà la solidità patrimoniale dei maggior istituti continentali, ordinando di ricapitalizarsi a chi verrà bocciato. A quel punto, di fronte a una raffica di bocciature e la rischio di una crisi che coinvolge l'intero sistema creditizio nazionale, il governo potrebbe intervenire anche senza violare le regole europee, che prevedono ancora una certa flessibilità, seppur in circostanze eccezionali. Siamo tuttavia nel campo delle ipotesi. La realtà, purtroppo, è che la crisi delle banche è non è risolta.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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