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Economia

Banca Popolare di Vicenza, i punti di forza e di debolezza dell'aumento di capitale

L'istituto veneto ha fissato tra 0,1 e 3 euro il prezzo delle azioni nell'aumento di capitale. Prezzi stracciati ma il Fondo Atlante presta la garanzia

Tra 10 centesimi e 3 euro. Ecco l'amplissima forchetta di prezzo fissata dal consiglio di amministrazione della Popolare di Vicenza, per l'aumento di capitale che prenderà il via da domani. Si tratta di un livello ben al di sotto delle aspettative del mercato, che si attendeva un valore di 4 euro. E si tratta pure di un intervallo di prezzo molto grande “perché”, hanno fatto sapere i vertici della banca, “dalle attività di pre-marketing e di investor education effettuate presso investitori istituzionali di elevato standing nazionale ed internazionale, non sono emerse indicazioni di interesse sufficienti a permettere la determinazione di uno specifico intervallo di valorizzazione indicativa, secondo la normale prassi di mercato”. Trdotto in un linguaggio più semplice, significa che il mercato oggi valuta la Popolare di Vicenza poco o niente, cioè tra 10 e 300 milioni di euro, una quisquilia per una banca con 627 sportelli e 5.500 dipendenti. Dopo l'aumento di capitale, il valore complessivo dell'istituto veneto dovrebbe attestarsi tra 1,5 e 1,8 miliardi di euro, grazie all'arrivo di una bella iniezione di liquidità.


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L'operazione che sta per essere messa in cantiere ha indubbiamente un punto di forza: la presenza di un garante di prim'ordine, pieno di soldi da spendere. Si tratta del Fondo Atlante, subentrato a Unicredit e costituito nei giorni scorsi proprio con l'obiettivo di fare da paracadute alle prossime ricapitalizzazioni delle banche italiane in crisi: non soltanto la Popolare di Vicenza ma anche Veneto Banca. Dopo l'aumento di capitale, dunque, è probabile che Atlante e Quaestio sgr, cioè la società che lo gestisce, avranno in pancia una quota preponderante della popolare vicentina, giacché sarà molto ampia la fetta di ricapitalizzazione rimasta inoptata. Visto che in pochi vogliono le azioni della banca veneta, dunque, a salvarla ci penserà un investitore istituzionale come appunto Atlante, che probabilmente farà un grande affare, dati i prezzi stracciati a cui sono emessi i nuovi titoli.


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L'ingresso di Atlante, insomma, è di per sé una buona notizia. Resta il fatto, però, che appare ancora lunga la strada verso il risanamento della Popolare di Vicenza: una banca che ha chiuso il 2015 con una perdita di 1,4 miliardi di euro e che, alla fine dello stesso esercizio, aveva oltre 5,3 miliardi di crediti deteriorati e quasi 1,9 miliardi di sofferenze, cioè di prestiti che hanno buone probabilità di non essere rimborsati. L'iniezione di liquidità in arrivo sarà un bel ricostituente ma, in ogni caso, il Fondo Atlante dovrà lavorare ancora molto per rimettere in sesto l'istituto.


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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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