Banca Etruria e le altre: perché le vogliono gli americani
ANSA/FRANCO SILVI
Economia

Banca Etruria e le altre: perché le vogliono gli americani

Tre fondi statunitensi candidati a rilevare le good bank che hanno ereditato le attività sane dell'istituto aretino e di Banca Marche, CariChieti e CariFe

La scadenza è il prossimo 20 luglio e il prezzo definitivo rimane ancora un mistero Tuttavia, sembra delinearsi il destino dei 4 istituti di credito regionali falliti alla fine del 2015: Banca Etruria, Banca delle Marche, CariChieti e CariFerrara. Potrebbero finire nell'orbita di un grande fondo di private equity americano, uno dei tre leader mondiali del settore, Apax, Apollo e Leone Star, pronti a presentare un'offerta entro la prossima settimana. Secondo le indiscrezioni che circolano in questi giorni, però, non è escluso che arrivi qualche proposta limitata all'acquisto di soltanto una delle 4 banche.


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A quanto sembra, dunque, Banca Etruria e le altre hanno dei bei pretendenti sul mercato, nonostante le dolorose vicende dei mesi scorsi, che hanno visto i 4 istituti finire in bancarotta. Per quale ragione, viene da chiedersi, c'è tanta fila di potenziali acquirenti? La spiegazione è semplice: la vendita riguarda soltanto le good bank, cioè i nuovi istituti che hanno ereditato le attività in bonis delle 4 società fallite. Con il decreto approvato all'inizio dell'anno dal governo, infatti, il business sano di Banca Etruria e compagnia è stato separato dalle attività “marce” (in primis dai prestiti deteriorati). Niente di meglio per i fondi americani, pronti a cogliere la palla al balzo quando fiutano l'affare. Tanto più se si considera un particolare tutt'altro che trascurabile: secondo gli accordi presi con l'Unione Europea, c'è una scadenza abbastanza ravvicinata per la cessione delle 4 banche, fissata al 30 settembre di quest'anno.


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Ovviamente, se c'è un venditore che deve concludere l'operazione il prima possibile (o quasi), ad approfittarsene è di solito il compratore. Non a caso, si parla di un corrispettivo per la cessione compreso tra 500 e 800 milioni di euro, ben al di sotto delle aspettative. Basti pensare che, al momento del crack, per salvare i 4 istituti è stato creato dal sistema bancario italiano un Fondo di Risoluzione che ha poi ricapitalizzato le società fallite con la bellezza di 1,6 miliardi di euro, più del doppio rispetto al prezzo di cui si parla in questi giorni per la cessione. Almeno uno dei tre fondi in lizza per l'acquisto, insomma, ha buone chance di fare un affare.


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Per adesso, fatta eccezione per Apax, i gruppi statunitensi di private equity aspiranti compratori non hanno mai messo in piedi grandi business in Italia. Il fondo Apollo ha comprato per esempio alcune compagnie assicurative tra cui Carige Assicurazioni e Carige Vita, poi ribattezzate Amissima. Apolllo non ha investito invece nel settore bancario, al pari di Leone Star che finora è rimasto completamente assente dal nostro Paese. Apax, invece, è sbarcato nella Penisola nel 2000 e ha investito nel gruppo del risparmio gestito Azimut, liberandosi poi definitivamente della partecipazione nel 2005, dopo lo sbarco in borsa della società. Ora, con l'acquisto di Banca Etruria e delle altre, i fondi americani tornano a guardare con interesse all'Italia. C'è da augurarsi che, chiunque sia il compratore, gestisca i 4 istituti molto meglio dei predecessori italiani.

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Andrea Telara

Sono nato a Carrara, la città dei marmi, nell'ormai “lontano”1974. Sono giornalista professionista dal 2003 e collaboro con diverse testate nazionali, tra cui Panorama.it. Mi sono sempre occupato di economia, finanza, lavoro, pensioni, risparmio e di tutto ciò che ha a che fare col “vile” denaro.

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