Aziende in fuga, le cinque mosse del Governo Letta
Economia

Aziende in fuga, le cinque mosse del Governo Letta

Con il decreto legge Destinazione Italia allo studio, l'esecutivo promette meno burocrazia e banche dedicate. Discorsi già sentiti. Ora serve agire

Destinazione Italia per investitori, capitali e multinazionali. L'obiettivo ambizioso del Governo Letta guarda all'Expo 2015 ma anche al recupero di competitività del nostro Paese. Al momento siamo al 78° posto nella classifica Ocse per capacità di attrazione degli investimenti dall'estero (dal 2007 al 2012, gli investimenti esteri in Italia sono passati da 34 miliardi di euro a meno di 10) e, a dirla tutta, più che essere attratti dal Paese finora dall'Italia sono fuggiti in tanti.

Non solo i cervelli, ma anche imprese e investitori da tempo stanno facendo i bagagli travolti dalle maglie di una burocrazia opprimente, da un fisco pesante, dal deficit infrastrutturale, dal costo del lavoro eccessivo e, non ultimo, dai tempi bibilici della giustizia che di fatto limitano la certezza del diritto. Una situazione difficile anche perché la concorrenza ormai è su scala globale: non basta dover affrontare i Paesi emergenti che attirano capitali con costi del lavoro irrisori, ma anche i nostri stessi vicini di casa come la Svizzera hanno studiato normative fiscali accattivanti per gli investitori e per di più garantiscono tempi rapidi.

Il Governo, secondo quanto finora emerso, sta lavorando su quattro punti:

- la semplificazione normativa
- l'abbattimento del costo del lavoro
- lo snellimento della burocrazia
- l'attenzione al comparto immobiliare, volano di un atteso ulteriore sviluppo del turismo (vincoli più snelli, semplificazione del cambio della destinazione d'uso e apertura del patrimonio agli investimenti esteri, apertura alle concessioni).
- strada facendo occorrerà anche risolvere il nodo della certezza del credito e, per questo, si sta ragionando sull'ipotesi di tre tribunali (Milano Roma, Napoli) dedicati agli investimenti stranieri.

È il caso di darsi una mossa. Anche perché non sono solo gli stranieri a fuggire dall'Italia ma anche le imprese italiane. Secondo l’ultima ricerca realizzata dall’Ufficio studi della CGIA di Mestre sono state oltre 27mila le aziende made in Italy che al 31 dicembre 2011 (ultimo dato disponibile) hanno trasferito all’estero in tutto o in parte la propria attività. Dati che devono far riflettere prima che qualcuno arrivi a dire: l'ultimo spenga la luce. 

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Cinzia Meoni