Aston Martin - Mercedes, i motivi della partnership
Economia

Aston Martin - Mercedes, i motivi della partnership

In campo la fornitura di nuovi motori di grossa cilindrata. Con un occhio attento al futuro

Se prima si parlava di simpatia, adesso si può cominciare a parlare di impegno di coppia. E se son rose, come dice il luogo comune sentimentale, fioriranno. Nessuno sa oggi se la partnership tra Daimler, proprietaria del marchio Mercedes, e Aston Martin, la casa automobilistica britannica rilevata alla fine dello scorso anno dal finanziere italiano Andrea Bonomi , si trasformerà in solido matrimonio industriale. Si vedrà. La notizia recente è piuttosto che gli intenti annunciati dal fondo Investindustrial al momento dell’acquisto si sono concretizzati: Mercedes è diventato il partner tecnologico della AM a cominciare dalla produzione e fornitura dei nuovi motori V8 di grossa cilindrata e potenza, da aggiornare e adattare per nuovi modelli.

Il compenso per il lavoro è la consegna del 5 per cento del pacchetto azionario, ma senza diritto di voto in consiglio. Cosa significa? Nessuno esclude che in futuro i tedeschi possano aumentare la quota. Per adesso comunque, ci limitiamo a sottolineare la fiducia di Daimler nella prossima crescita del valore aziendale andando quindi ad affiancarsi ai soci attuali, che oltre a Investindustrial comprendono anche la kuwaitiana Dar e Adeem investimenti. Una compagine azionaria che però è destinata a mutare.

Investindustrial è intenzionata ad aumentare la sua quota e Dar ha invece annunciato la sua disponibilità a vendere e a ridurre l’impegno. E Daimler come si muoverà, crescerà con Bonomi? Domanda lecita, ma al momento prematura.

Vero è che, con la crisi del settore automobilistico, senza partnership forti è difficile immaginare un futuro brillante. E Bonomi, che ha iniettato 190 milioni di euro in un’azienda dal marchio ultraprestigioso ma dall’avvenire incerto (arrivando alla maggioranza del 37,5 per cento) non è uomo da perdere tempo. Forte dell’esperienza accumulata con il risanamento della Ducati (rivenduta poi all’Audi completamente rinnovata nella gamma) ha già messo sul piatto altri 625 milioni per sviluppare nuovi prodotti e nuova tecnologia entro i prossimi 5-6 anni e l’aver stretto a sé Mercedes rappresenta il primo step di questo processo di rilancio.

È probabile che anche Aston Martin avrà in futuro il suo suv 4x4. Come ha infatti dichiarato Bonomi al mensile specializzato Quattroruote: “L’Aston deve vendere almeno 7mila auto l’anno, a fronte delle 3.792 del 2012. E per farlo abbiamo bisogno di un modello nuovo”. E quale questo sia è presto detto: “Assecondando l’intenzione di puntare su mercati ora trascurati, questo modello sarà un grande crossover o un 4x4, magari utilizzando il nome Lagonda, anche se la car presentata tre anni fa come concept non è piaciuta”.

È su questo segmento infatti, che stanno puntando un po’ tutti i produttori, dalla Lamborghini alla Bentley, che in Volkswagen sta sviluppando i nuovi suv di lusso, fino ai nuovi progetti che l’indiana Tata sta avviando per rilanciare Jaguar Land Rover.

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Antonella Bersani

Amo la buona cucina, l’amore, il mirto, la danza, Milan Kundera, Pirandello e Calvino. Attendo un nuovo rinascimento italiano e intanto leggo, viaggio e scrivo: per Panorama, per Style e la Gazzetta dello Sport. Qui ho curato una rubrica dedicata al risparmio. E se si può scrivere sulla "rosea" senza sapere nulla di calcio a zona, tennis o Formula 1, allora – mi dico – tutto si può fare. Non è un caso allora se la mia rubrica su Panorama.it si ispira proprio al "voler fare", convinta che l’agire debba sempre venire prima del dire. Siamo in tanti in Italia a pensarla così: uomini, imprenditori, artisti e lavoratori. Al suo interno parlo di economia e imprese. Di storie pronte a ricordarci che, tra una pizza e un mandolino, un poeta un santo e un navigatore e i soliti luoghi comuni, restiamo comunque il secondo Paese manifatturiero d’Europa (Sì, ovvio, dietro alla Germania). Foto di Paolo Liaci

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