Almaviva
ANSA/CESARE ABBATE
Economia

Almaviva: perchè a Roma non si è trovato l'accordo

Emersa la volontà dei lavoratori di firmare l'intesa con l'azienda, i sindacati si sarebbero mossi in ritardo: 1.666 licenziamenti

La sede di Roma del call center Almaviva Contact chiude e le lettere di licenziamento dei 1.666 dipendenti sono già tutte partite. Secondo fonti del Mise, l'ultimo tentativo con la riapertura del tavolo oggi è infatti fallito.

L'incontro tenutosi oggi in extremis al ministero dello Sviluppo economico tra l'azienda di call center e i sindacati si è svolto su richiesta dei secondi. A seguito delle consultazioni dei lavoratori, infatti, è emerso che la maggioranza degli stessi è favorevole all'accordo dello scorso 22 dicembre che le Rsu della sede di Roma (al contrario dei colleghi della sede di Napoli) si erano invece rifiutate di firmare.

Dopo un riunione ristretta - tra il ministro Carlo Calenda, la sua vice Teresa Bellanova, l'azienda e i rappresentanti deisindacali di categoria - volta a capire se ci fosse ancora la possibilità di estendere l'accordo della settimana scorsa anche alla sede di Roma, l'azienda ha opposto ragionamenti di tipo giurisdizionali stringenti e ineludibili.

La procedura di mobilità è infatti terminata proprio lo scorso 22 dicembre, le 1.666 lettere di licenziamento sono già state spedite e una forzatura avrebbe potuto dar vita a un complesso contenzioso.

La sede di Roma di Almaviva Contact, già inattiva da una settimana, è destinata quindi alla chiusura.

Cosa era successo a maggio
Dopo diciassette ore di trattativa non-stop sugli esuberi Almaviva il viceministro allo Sviluppo economico Teresa Bellanova, che ha guidato il negoziato, aveva twttato: "Salvi tremila posti di lavoro dopo 17 ore di trattativa". Un applauso liberatorio, raccontano i presenti, aveva accolto la novità.

Secondo le prime informazioni sull'esito positivo della trattativa, dopo 17 ore di negoziato non-stop al Mise, iniziato ieri pomeriggio, erano stati ritirati i licenziamenti per i 2988 dipendenti che sarebbero dovuti scattare al termine della procedura di mobilità, il 5 giugno.

I termini dell'accordo

L'accordo quadro prevedeva contratti di solidarietà difensiva della durata di 6 mesi dal 1 giugno: Palermo e Roma al 45%, Napoli al 35% senza condizioni economiche peggiorative; pianificazione ogni 15 giorni invece che ogni mese. Eventuali picchi di traffico delle commesse verranno gestiti prioritariamente dai siti con Cds.

L'integrazione è stabilita se si supera il 25%. Inoltre, anticipo Inps di 12 mesi di Cigs con riduzione della percentuale graduale fino ad un massimo del 20%. Un'altra novità è il mantenimento della disponibilità della sede palermitana di via Marcellini, data in imminente chiusura. La Regione interverrà finanziando e assicurando la formazione. Fissata la convocazione mensile del Tavolo Mise di settore permanente, dove si discuterà di 24 bis, delocalizzazione e garanzie legate al "bonus Renzi".

Il testo è stato siglato - ma non l'aveva fatto la Rsu Cgil di Roma - con qualche perplessità. C'è chi sostiene che l'accordo "preveda nei fatti solo un ridimensionamento e un rinvio degli esuberi: i problemi fondamentali - sostengono i critici dell'intesa - riguardano la certificazione degli esuberi su tre sedi e il fatto di dovere sperare in nuove commesse per riassorbire i 1600 esuberi previsti al termine dei 18 mesi. La procedura è stata revocata ma gli esuberi restano, dunque". Ma al momento prevale il sollievo tra i dipendenti per avere fermato l'infernale conto alla rovescia.


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Redazione Economia