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Economia

Alitalia, ecco perché il futuro è sempre più incerto

Il ministro Calenda attacca i vertici della compagnia, parlando di cattiva gestione, mentre il nuovo piano industriale ancora non c’è

Non usa mezzi termini il ministro Carlo Calenda per fotografare lo stato attuale di salute di Alitalia: una società “gestita oggettivamente male”, attacca il responsabile del dicastero dello Sviluppo economico nel corso della trasmissione radiofonica Radio Anch’io su Radio Uno Rai. E poi aggiunge: “È inaccettabile che una situazione non buona venga riversata sui lavoratori”, facendo capire che l’attuale management dell’ex compagnia di bandiera non potrà certo cavarsela puntando su una drastica riduzione dei dipendenti per far quadrare conti ormai in profondo rosso.

La questione Alitalia in tre punti


La situazione del vettore resta infatti a dir poco drammatica: le casse sono praticamente vuote, e senza un’iniezione di nuova liquidità c’è il serio rischio di portare i libri in tribunale. Il tutto mentre si è chiuso un 2016 con circa 400 milioni di perdite e una quota di mercato nazionale che si è assottigliata al 18%. E il 2017 non è iniziato certo in modo migliore, con stime che parlano di perdite da un milione di euro al giorno. Una vera e propria emorragia finanziaria a cui nessuno, almeno per il momento, sa con certezza come mettere un freno.

Il futuro di Alitalia tra azionisti e politica


Il tanto discusso Piano industriale che dovrebbe prevedere la cosiddetta fase due, quella del rilancio infatti, ancora non è stato approvato dall’azienda e tantomeno presentato alle parti sociali. Una circostanza che ha, se possibile, ulteriormente surriscaldato gli animi dei sindacati che minacciano ritorsioni. Intanto, per il 20 gennaio è stato già proclamato uno sciopero di tutto il comparto per contestare la mancata erogazione delle prestazioni del Fondo di solidarietà del trasporto aereo. Ma la grave e specifica situazione di Alitalia, con la citata impossibilità a confrontarsi sul Piano di rilancio della compagnia e con la minaccia di esuberi per almeno 2.000 addetti, ha già spinto Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl-Ta ad avviare le procedure formali che potrebbero portare alla proclamazione di un nuovo sciopero, questa volta di carattere aziendale, a febbraio.

Alitalia: ci sono i soldi. Ma anche tanto caos


I sindacati infatti denunciano che, in questo stato di assoluta incertezza, sono da condannare senza appello "atti unilaterali nei confronti del lavoro, in violazione del contratto e degli accordi”. E allora, la chiave di volta non potrà che essere il più volte citato nuovo Piano industriale, che il governo ha chiesto di rivedere e approfondire. E in prospettiva futura due sono le soluzioni che potrebbero delinearsi all’orizzonte. Per un verso, l’amministratore delegato di Alitalia Cramer Ball, nella volontà di rendere il Piano ancora più credibile, starebbe lavorando alla ricerca di un nuovo advisor che dovrebbe fornire una certificazione ulteriore e verificare anche la solidità delle previsioni finanziarie contenute nel documento.

Alitalia dice sì a Etihad


Il tutto, tra l’altro, con il presidente di Intesa SanPaolo Gian Maria Gros-Pietro che, come da egli stesso dichiarato, attende di "esaminare proposte di business plan per finanziare le iniziative che hanno possibilità di successo”. Per un altro verso poi, secondo alcune indiscrezioni, una svolta alla situazione di impasse potrebbe esserci grazie a un nuovo ingresso nel cda della compagnia, ovvero con l'arrivo dell'uomo d'affari Ahmed Ali Al Sayegh, una figura più vicina alla proprietà di Etihad.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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