Comprare l'auto a rate, perché è una giungla
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Economia

Comprare l'auto a rate, perché è una giungla

Canoni "civetta", pubblicità fuorviante, spese accessorie poco trasparenti. Così la case automobilistiche catturano i clienti. Ma i tassi restano molto alti

L’idea è di comprare una Fiat 500L. La pubblicità è invitante: «Fino a seimila euro di ecobonus garantito, prezzo di listino 21.800 euro, promo 17 mila». Interessante. Poi il concessionario ti dice: «Guardi che le conviene acquistare a rate, legga qua». E in effetti sul volantino c’è scritto che se si sceglie il finanziamento «Tutto chiaro» di Fca Bank il prezzo dell’auto scende a 15.800 euro. Un affarone. Anticipo zero, 63 rate da 326 euro, primo pagamento tra 300 giorni. Fantastico. Peccato che 326 euro per 63 fa 20.538 euro e non 15.800. Come mai? Beh, ci sono gli interessi. E che interessi: un Taeg (tasso annuo effettivo globale) dell’8,23 per cento. Alla fine per la 500L verrei a pagare quasi quanto il prezzo di listino, altro che ecobonus.

Benvenuti nella giungla delle vendite auto. Un suk che, anche dopo la megamulta inflitta dall’Antitrust alle finanziarie delle case automobilistiche per pratiche anti-concorrenziali, resta poco trasparente. «Uno dei primi problemi riguarda la pubblicità» spiega Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale dei consumatori, «che spesso è fuorviante e poco chiara. Come quegli spot che indicano una rata mensile da pagare ma omettono di ricordare che ci sono un maxi anticipo e una maxi rata finale». Oppure i continui richiami agli ecobonus che di fatto sono solo degli sconti promossi dalle case mentre l’ecobonus vero, quello del governo, è un’altra cosa. Insomma, molta confusione sotto il cielo. Già il povero consumatore non sa più che tipo di auto acquistare, se diesel (che consuma meno ma rischia di non poter più entrare in alcune città), a benzina, ibrida o elettrica. Un’incertezza che si riflette sul mercato: dopo aver toccato il minimo assoluto nel 2013 con 1.304.578 immatricolazioni, le vendite di auto in Italia sono risalite fino a quota 1.971.345 nel 2017, per poi ripiegare lo scorso anno a 1.910.564. «I potenziali acquirenti di vetture nuove» dice Gian Primo Quagliano, presidente del centro studi Promotor, «si sono trovati a fare i conti con la cosiddetta demonizzazione del dieselche ha indotto molti automobilisti già pronti a sostituire la loro auto a rimandare l'acquisto in attesa che la situazione si chiarisse. Inoltre, nel 2019 il mercato ha incominciato a percepire il pericolo di una nuova entrata in recessione dell'economia», aggiunge Quagliano, «e in gennaio vi è stato un calo del 7,4 per cento seguito da un'altra contrazione del 2,4».

Offerte opache

In uno scenario così complesso le case si combattono a suon di offerte che confondono ancora di più il consumatore. Soprattutto quando si parla di acquisti a rate, che ormai rappresentano circa il 55 per cento del mercato. Così si può andare da un concessionario attirati dallo slogan «Quest’auto è tua a 249 euro al mese» per scoprire che bisogna sborsare più di 8 mila euro di anticipo e una rata finale di 17 mila euro. Oppure decidere di aderire al «programma ecobonus» della Renault che alla fine prevede un tasso effettivo del 7,78 per cento. Ma come è possibile che con l’inflazione che viaggia intorno all’1 per cento annuo e con i tassi di interesse Euribor addirittura negativi, i finanziamenti per comprare un’auto superino, come nel caso della Fiat, l‘8 per cento? Dove sono finite le offerte a tasso zero? «Il fatto è che il mercato del credito al consumo ha una sua dinamica particolare» risponde Anna Vizzari di Altroconsumo «e i tassi per i prestiti di questo tipo oscillano tra il 5 e il 10 per cento sia in banca, sia nei negozi dove di vendono elettrodomestici, sia nel mondo dell’auto». Ed è evidente che con tassi di interessi così elevati, alle case automobilistiche convenga spingere verso la vendita con finanziamento, pur assumendosi il rischio di incappare in clienti che non pagano. Gli stessi concessionari, come risulta a Panorama, spesso sono obbligati a promuovere questo tipo di meccanismo al posto di un pagamento in contanti.

Oltre a imporre un tasso particolarmente salato, sottolineano ad Altroconsumo, i contratti dei prestiti sono zeppi di spese accessorie tra cui il cliente fa fatica a orientarsi: polizza per la copertura del credito, polizza pneumatici, spese di marchiatura del veicolo, di istruttoria, di incasso rata a cui si possono aggiungere assicurazioni Rc e tagliandi. «Su un’auto da 10 mila euro» sottolinea Vizzari «le spese accessorie possono incidere per oltre mille euro». Per rendere più trasparente la loro offerta, i concessionari avrebbero l’obbligo di consegnare, su richiesta del cliente, sia il contratto di finanziamento sia il Secci (Standard european consumer credit information), il modulo informativo europeo a tutela dei consumatori sulla trasparenza informativa di banche e finanziarie. «Ma quando in passato abbiamo condotto un’indagine sul campo con 61 visite presso altrettanti concessionari in Italia» raccontano ad Altroconsumo «abbiamo recuperato un solo contratto di finanziamento e il Secci non ci è stato consegnato in 6 casi su 10». In più, spesso le rate del prestito includevano anche una Credit protection insurance, una polizza a copertura del credito di cui non si fornivano neanche le condizioni.

E ora è il momento dell’ecobonus, un temine subito cavalcato nelle pubblicità per invogliare i potenziali clienti. Ma anche qui con scarsa chiarezza. Tanto da aver spinto Altroconsumo a rivolgersi all’Antitrust: «Contenendo informazioni non rispondenti al vero, di fatto sono comunicazioni che potrebbero indurre in errore il consumatore medio e spingerlo a prendere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso. Per questo motivo abbiamo segnalato all'Autorità garante della concorrenza e del mercato le promozioni Fiat e Peugeot per chiedere più trasparenza». Altre multe in arrivo?

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Guido Fontanelli