L'Alitalia dei commissari, due anni perduti
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L'Alitalia dei commissari, due anni perduti

Le interferenze della politica nel tentativo di trovare una cordata per salvare la compagnia non hanno prodotto alcun risultato. E la quota di mercato cala

Il tormentone Alitalia continua, e all’orizzonte non si vede altro che la replica di un film già visto: un gruppo eterogeno di azionisti che insieme alla Stato prende il controllo dell’azienda senza però riuscire a risolvere una volta per tutte il problema di una compagnia incapace di fare utili.

Sono passati due anni da quando il governo Gentiloni ha commissariato Alitalia e ora, arrivati alla scadenza, c’è un altro rinvio: il nuovo termine indicato a Fs per presentare l'offerta vincolante per Alitalia è stato prorogato al 15 giugno. Il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio ha autorizzato la proroga, auspicando tuttavia che l'indicazione della composizione definitiva del consorzio acquirente possa pervenire “nel minor tempo possibile". Intanto Atlantia, che sembrava potesse salire a bordo acanto a Fs, Delta e Stato, al momento è fuori dalla partita: "Abbiamo tanti fronti aperti al momento che non possiamo pensare di impegnarci su un altro fronte così complesso come Alitalia ha detto l'ad di Atlantia, Giovanni Castellucci, in occasione della mostra 'Le Ali di Leonardo. Il Genio e il Volo' all'aeroporto di Fiumicino.

Insomma, dopo due anni di commissariamento Alitalia è alla casella di partenza: “Continua ad avere difficoltà a competere nel trasporto aereo. Se prendiamo i dati del 2018, Alitalia ha avuto un margine negativo del 13 per cento, mentre tutti i vettori hanno avuto margini positivi” sottolinea Andrea Giuricin, docente presso l’Università di Milano Bicocca per i corsi di Economia dei trasporti. “I commissari avevano poche armi a disposizione perché avevano il compito di preparare la vendita dell'azienda. Purtroppo, per motivi politici, il processo di vendita è andato per le lunghe, e di fatto Alitalia ha consumato il prestito ponte. Dopo due anni la compagnia è più debole e sempre più sola nel panorama aereo”. Pur avendo registrato nel 2018 un aumento dei passeggeri, la compagnia ha visto la sua quota di mercato in Italia scendere in un anno dal 15,1 al 14%.

Alla fine la soluzione pubblica sembra essere tutto quello che rimane visto che di partner industriali credibili non se ne vedono. “E rimangono 500 milioni di perdita nel 2018” aggiunge Giuricin. “A mio parere i commissari hanno fatto quello che potevano fare. La politica ha fatto invece tutto quello che non doveva fare: un intervento continuo convinta di poter gestire la compagnia”.


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Guido Fontanelli