Cristiano Ronaldo_CR7
ANSA/EPA/JUANJO MARTIN
Economia

Affare CR7-Juventus, perché gli operai di Fca minacciano lo sciopero

I lavoratori criticano la strategia di Exor, che favorirebbe gli investimenti di una squadra di calcio, a discapito di quelli nel settore automotive

Potrebbe avere risvolti extra-calcistici decisamente preoccupanti quello che è stato definito l’affare del secolo, ovvero il passaggio del calciatore Cristiano Ronaldo, meglio noto al grande pubblico degli appassionati come CR7, dal Real Madrid, sua attuale squadra, alla Juventus, per una cifra intorno ai 100 milioni di euro, a cui vanno aggiunti i 30 milioni netti all’anno che per quattro anni finiranno nelle tasche del fuoriclasse portoghese.

Ai dipendenti di Fca, e in particolare a quelli dello stabilimento di Melfi infatti, sembra non vada proprio giù l’idea che per questa operazione si spendano tutti questi soldi, mentre gli investimenti per il settore automotive sembrano latitare in maniera ormai preoccupante.

Una protesta che potrebbe concretizzarsi con due giornate di sciopero, alle quali potrebbero addirittura aderire anche altri siti produttivi italiani di Fca. Ma che cosa c’entra la Juventus con Fca e perché i lavoratori di quest’ultima credono che l’operazione di acquisizione del campione portoghese sia così contestabile?

Il cappello di Exor

A tenere insieme i destini di Juventus ed Fca ci pensa ovviamente il cappello di Exor, ovvero la holding di famiglia Agnelli che detiene partecipazioni significative tanto nel gruppo automobilistico italo-americano tanto la pluriscudettata squadra di Torino.

Il ragionamento che fanno dunque dalle parti di Melfi gli operai di Fca, è che chi gestisce gli interessi congiunti delle due imprese, abbia deciso di prediligere quelli di una squadra di calcio a tutto svantaggio del settore automotive.

I motivi della protesta

Questa considerazione, fatta propria da alcuni sindacalisti e che potrebbe come detto portare anche ad uno sciopero di tutti i lavoratori, nasce da alcuni dati di fatto inoppugnabili.

Innanzitutto da anni ormai, gli operai dei siti Fca, e non solo quelli di Melfi, si lamentano per stipendi ritenuti bassi, senza contare che spesso ad essere contestati sono anche i contratti collettivi che stabiliscono turni di lavoro giudicati a volte sfiancanti.

Ma il vero nesso con la vicenda CR7 è quello degli investimenti. Proprio nello stabilimento di Melfi infatti, andrà presto ad esaurirsi la produzione della Punto, e al momento Fca non ha ancora deciso con quale nuovo modello sostituirla.

Questo significa che gli attuali dipendenti dovranno spalmare il proprio lavoro sulla produzione di soli due modelli, 500X e Jeep Renegade. La conseguenza più immediata è che l’azienda ha già annunciato circa 1.600 esuberi, e a tutti i lavoratori del sito lucano sarà applicato un regime di solidarietà con stipendi ridotti all’80%.

Scelte strategiche

Dietro questo atteggiamento, per qualche osservatore critico, sembrerebbe concretizzarsi l’intenzione della Exor, e dunque della famiglia Agnelli, di diversificare in maniera sempre più accurata il proprio impegno economico.

Una diversificazione per la quale a pagare potrebbe essere proprio l’automotive, settore nel quale si investirà in maniera sempre più selettiva. A questo proposito, nella presentazione dell’ultimo piano strategico, è vero che Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fca, ha annunciato investimenti per circa 3 miliardi, ma lo ha fatto senza specificare nessun obiettivo preciso.

Inoltre, a confermare la nuova strategia di casa Exor, c’è l’affare concluso nel 2016 che ha portato all’acquisizione per circa 7 miliardi di dollari di PartnerRe, uno dei più importanti gruppi riassicurativi internazionali.

Dunque uno scenario all’interno del quale, l’affare CR7-Juventus giunge come una sorta di conferma di un trend di diversificazione finanziaria già definito e avviato. E forse allora, i lavoratori di Fca hanno davvero di che preoccuparsi, visto che l’auotomotive potrebbe diventare effettivamente sempre più marginale negli interessi di Exor. Staremo a vedere.

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Giuseppe Cordasco

Sono nato e cresciuto ad Aarau nel cuore della Svizzera tedesca, ma sono di fiere origini irpine. Amo quindi il Rösti e il Taurasi, ma anche l’Apfelwähe e il Fiano. Da anni vivo e lavoro a Roma, dove, prima di scrivere per Panorama.it, da giornalista economico ho collaborato con Economy, Affari e Finanza di Repubblica e Il Riformista.

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