I 5 fatti economici più importanti del 2015
Ecco quali avvenimenti hanno segnato l’anno: dalla crisi greca allo yuan, dal QE della BCE alle manovre della FED
In sintesi
Alla fine, il 2015 passerà alla storia come un anno a due velocità, con i Paesi avanzati che registrano un lieve miglioramento che sconta, però, il rallentamento delle economie dei mercati emergenti. Secondo le ultime stime del Fondo Monetario Internazionale, dunque, la crescita globale sarà al livello più basso dal 2009, con +3,1%, lo 0,3% in meno sul 2014 e lo 0,2% rispetto al forecast di luglio. Sul risultato, in particolare, hanno pesato la riduzione del prezzo delle commodity, il rallentamento degli investimenti nei paesi emergenti, la maggiore pressione sulle loro valute e una crescente volatilità del mercato finanziario. Di seguito, i cinque principali eventi che hanno segnato l’economia.
1 - Il maxi Qe della Bce
Mario Draghi, presidente BceDaniel Roland/AFP/Getty ImagesMario Draghi è intervenuto sul mercato monetario europeo con un maxi Quantitative easing da 1.140 miliardi di euro. Annunciato all’inizo dell’anno e soprannominato il “bazooka”, l’acquisto di titoli di stato – che ha preso il via a marzo – è caratterizzato da una ripartizione del rischio: le banche centrali dei Paesi interessati, infatti, garantiscono una quota pari all’80% del totale, mentre il rimanente 20% è condiviso fra banche nazionali e Bce. Pochi giorni fa, Draghi ha dichiarato che estenderà il Qe a tutto il 2017.
2 - La Fed aumenta i tassi
Janet Yellen, presidente Fed Chip Somodevilla/Getty ImagesPer la prima volta dal 2006, all’inizio di dicembre, la Federal Reserve ha alzato i tassi che salgono allo 0,25 – 0,5%. “Si tratta di una decisione – ha dichiarato in conferenza stampa il presidente della Fed, Janet Yellen – che riflette la fiducia nel fatto che l’economia continuerà a raffozarsi”. Sulla scelta hanno pesato il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro con la disoccupazione al 5% e attese positive per l’inflazione che dovrebbe arrivare al 2% nel medio termine. Le previsioni guardano a ulteriori aumenti graduali per il prossimo anno, pur con l’incognita del rallentamento dei mercati emergenti.
3 - La crisi della Grecia
L’ex Ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis Carsten Koall/Getty ImagesLa Grecia è stato il primo paese industrializzato a non rispettare gli impegni con l’Fmi. Dopo la chiusura dei fondi di emergenza da parte della Banca Centrale Europea, è arrivata la chiusura delle banche. Dopo il no al referendum sui termini del salvataggio proposti dall’Unione Europea, lo stallo si è evoluto in direzione di un accordo per un terzo bailout che impone ulteriori tagli alla spesa nel tentativo di evitare la bancarotta e la fuoriuscita del Paese dall’eurozona.
4 - La svalutazione record dello yuan
Banconote cinesiPer tre volte in tre giorni, lo scorso agosto, la Cina ha svalutato la sua moneta, portando il cambio ufficiale ai minimi da tre anni nei confronti del dollaro. La banca centrale ha precisato che si tratta di un deprezzamento finalizzato a sostenere l’economia reale e le esportazioni che hanno registrato una serie di dati deludenti, ma la manovra ha rilanciato i timori sulla stabilità della crescita cinese. A fine novembre, il Fondo Monetario Internazionale ha approvato l'inclusione dello yuan nel paniere delle valute di riserva, accanto a dollaro, sterlina e euro con effetto da ottobre 2016.
5 - L’andamento negativo dell’economia russa
Kirill Kudryavtsev/AFP/Getty ImagesPer la prima volta dal 2009, la Russia è in recessione. Secondo Time che ha dedicato un articolo all’argomento, le cinque variabili che impattano negativamente sull’economia del paese sono: la mancanza di diversificazione industriale; il calo del prezzo del petrolio che oggi rappresenta il 68% delle esportazioni; le sanzioni internazionali che, in base ai dati del Fondo Monetario Internazionale, costano al Paese il 9% del Pil; la corruzione e la bassa produttività e, infine, l’assenza di incentivi al cambiamento.