I droni? Provetti personal trainer
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Tecnologia

I droni? Provetti personal trainer

Secondo uno studio australiano correre inseguendo un quadricottero aiuta ad aumentare la motivazione. E a sentirsi meno soli durante l'attività fisica

Allenarsi da soli può essere tremendamente noioso. E se è vero che da tempo la tecnologia offre stratagemmi per vivacizzare un po’ la routine (cuffie che sfornano musica in linea con i ritmi del nostro corpo; braccialetti e smartphone con motivazione vocale di serie; app che sanno trasformare ogni sessione in un videogame) bisogna comunque fare tanta leva sulla propria buona volontà, sfidare a duello la sempre irresistibile pigrizia.

In futuro, per sentirsi più motivati, basterà mettersi a inseguire un drone. Uno sprone, così dicono, capace di aiutarci a scovare quelle energie residue sepolte dentro noi stessi, riesumate quando vorremmo buttare la spugna e smettere di correre. Non è tutto: un quadricottero può farci compagnia durante lo jogging, quasi come un ciarliero compagno su due gambe o un fedelissimo che scodinzola su quattro. E sì, anche se sulla carta questa sembrerà una cialtronata macroscopica, è il risultato di uno studio presentato nei giorni scorsi a Seul nel corso della conferenza sulle interazioni tra uomo e computer. Se non quello del dovere di cronaca, lasciamo alla vicenda, quantomeno, il beneficio del dubbio.

AirDog, il drone che segue il suo padrone

A firmare la ricerca è stato l’«Exertion Games Lab» (traducibile grosso modo come il laboratorio dei giochi sotto sforzo) del Royal Melbourne Institute of Technology, in Australia. Il direttore Florian Mueller racconta di aver condotto l’indagine proprio per trovare nuovi metodi di motivazione nello sport. E ha scoperto, abbinando alcuni runner a un drone e lasciandone altri al loro destino nei campi, quello che oramai immaginiamo da soli: la presenza del velivolo li ha fatti sentire molto motivati, meno soli, li ha spinti a dare qualcosa in più. «Più di quanto riesca a fare uno smartwatch» ha detto uno di loro. Difficile non credergli.

Se proprio non riusciamo ad alzarci dal divano, compriamoci un drone

Prima di metterci a demonizzare la tecnologia, a interrogarci con la solita retorica sul dove andremo a finire, domandiamoci dove siamo già finiti: quali sono i nostri reali bisogni. Che poi sono quelli consueti, anche se non abbiamo più la forza e la pazienza di assecondarli. E allora, anziché cercarci un compagno vero per lo jogging, preferiamo una soluzione artificiale. Meglio di niente, sembriamo dire a noi stessi.

Ecco perché un prodotto come AirDog, che non è un cane alato come il nome suggerisce ma un drone con la capacità di seguire ovunque il suo proprietario (anche durante una corsa) raccoglie fondi per milioni di dollari ed è prossimo a entrare sul mercato. Ecco che l’offerta scruta la direzione della domanda e l’asseconda. Ricerche labili, non proprio clamorose come questa, sono un condimento: tentano di riempire di senso il tutto. Noi, almeno, cerchiamo di prendere il buono che c’è. Se proprio non riusciamo ad alzarci dal divano, non scartiamo l'ipotesi di comprarci un drone. Oppure andiamo in un parco. Sarà meno scenografico, ma costa niente e fa bene uguale.

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Marco Morello

Mi occupo di tecnologia, nuovi media, viaggi, società e tendenze con qualche incursione negli spettacoli, nello sport e nell'attualità per Panorama e Panorama.it. In passato ho collaborato con il Corriere della Sera, il Giornale, Affari&Finanza di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Corriere dello Sport, Economy, Icon, Flair, First e Lettera43. Ho pubblicato due libri: Io ti fotto e Contro i notai.

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