Dream Theater
Jimmy Fontaine
Musica

Dream Theater, Jordan Rudess: "Sofisticati, noi? Facciamo puro intrattenimento"

Intervista al tastierista della leggendaria band progressive metal originaria di Boston, in Italia dal 17 al 20 marzo per quattro concerti-evento

L'attesa sta per terminare: i Dream Theater saliranno sul palco dei teatri Arcimboldi di Milano (17, 18, 19 marzo, tutte le date sono soldout) e Politeama Rossetti di Trieste (20 marzo) per presentare il nuovo doppio album The Astonishing (Roadrunner Records). "Non sarà un live tradizionale, ecco perché abbiamo scelto una location particolare come il teatro: mettiamo in scena uno spettacolo vero e proprio, al quale prenderà parte anche il pubblico" racconta Jordan Rudess, 60 anni a novembre, dal 1999 tastierista del quintetto americano.

Vuole dire che la musica non sarà l'unica protagonista dello show?
"La struttura portante è composta dai 34 brani inediti del disco; i pezzi stessi, però, contengono molto di più di semplici note e parole. John (Petrucci, il chitarrista, ndr), che ha composto i testi - due anni e mezzo di duro lavoro -  ha creato una splendida storia ambientata nel futuro, ricca di spunti di riflessione e suddivisa in due atti. Insomma, già di per sé The Astonishing contiene le caratteristiche di una rappresentazione teatrale e richiede un impianto scenografico imponente che sorprenderà la platea. Del resto con un titolo del genere (Sbalorditivo, ndr), dovevamo per forza dare il massimo".

Cos'avete escogitato per stupire?
"Più che noi, gli artisti straordinari cui abbiamo affidato il progetto visivo: sugli schermi scorreranno dei video interattivi, quasi dei cortometraggi ai quali il pubblico acederà durante le due ore di concerto".

Tra qualche mese compirà 60 anni: si gode di più il successo ora oppure a inizio carriera?
"Senza dubbio adesso: merito della maggiore libertà d'azione. Raggiunta una certa maturità, come persone e come artisti, facciamo esattamente ciò che vogliamo, senza imposizioni".

Un aspetto positivo e uno negativo di girare il mondo in tour interminabili?
"Viaggiare allarga sempre le prospettive. Però, ammetto che la vita on the road non è una passeggiata. Per due motivi: la fatica di prendere un aereo dietro l'altro e la lontananza dalla famiglia. Resta il fatto che sono l'uomo più felice della Terra: la mia passione è diventata il mio lavoro".

Se non fosse un musicista di cosa si occuperebbe?
"Non ne ho idea: ho cominciato da piccolo a suonare il pianoforte. I miei insegnanti mi ripetevano che avevo talento e, a 9 anni, sono entrato alla Juilliard School di New York (quella di Saranno Famosi, ndr). Il mio percorso è stato chiaro da subito e non ho mai pensato di cambiare strada".

I Dream Theater sono celebri per i virtuosismi sonori: per scrivere una bella canzone conta di più la tecnica o l'ispirazione?
"Un ottimo musicista riesce a esprimersi meglio, in modo accurato e veloce al tempo stesso, senza impazzire. Ha il lavoro facilitato, mettiamola così".

Un ottimo tastierista come lei che canzone intona sotto la doccia?
"Your Song di Elton John. Amo qualsiasi genere di melodia, ciò che conta è che mi emozioni".

L'album che porterebbe su un'isola deserta?
"Tarkus di Emerson, Lake & Palmer. Non avessi ascoltato i loro dischi, chissà se avrei mai provato a comporre un pezzo tutto mio".




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Cristina Marinoni