David Bowie, un anno senza: Blackstar il capolavoro finale
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David Bowie, un anno senza: Blackstar il capolavoro finale

Era uscito l'8 gennaio 2016 nel giorno del suo sessantanovesimo compleanno quando nessuno sapeva che fosse a un passo dalla fine

Un anno senza David Bowie. Era il 10 gennaio del 2016 quando la musica sprofondò nel lutto per la scomparsa improvvisa di uno dei più geniali artisti del nostro tempo. 

Due giorni prima era uscito l'ultimo album, un disco stupendo e oscuro, carico di cupi presagi nei testi e nelle immagini che accompagnavano i videoclip di Lazarus e della title track. 

Per il Duca Bianco fare musica significava reinventarsi ogni volta.

Per Blackstar decise di mettere in stand by la band del precedente The Next day e rivolgersi a un gruppo di musicisti newyorkesi dediti al jazz e guidati dal sassofonista Donny McCaslin. Una scelta controcorrente maturata dopo aver assistito a una performance dell'ensemble di McCaslin in un minuscolo jazz club di Manhattan.

Il risultato fu un album estremamente intenso ed ispirato che tiene insieme il soul con il jazz, il trip hop con l'avantgarde rock, Ornette Coleman con l'hard bop. Niente di già sentito, niente di scontato. A cominciare dalla title track, una mini suite dal ritmo sincopato a tinte dark.

Tra le vette del disco l'intrigante Lazarus (quando l'attitudine soul incontra i Massive Attack) interpretata come se a cantarla fosse l'alieno Newton impersonato nel 1976 proprio da Bowie nel film L'uomo che cadde sulla Terra.

Bowie sceglie di non strizzare l'occhio al vecchio buon rock e nemmeno al pop di facile presa. Lo si intuisce subito ascoltando brani estremamente piacevoli ma spiazzanti come‘Tis a Pity She Was a Whore, I can't give everything away o la ballad Dollar Days. 

Descrivere il genere di Blackstar è complesso. Fu rivelatrice la dichiarazione del produttore Tony Visconti rilasciata alla rivista inglese Mojo. Quanto basta per capire che, anche nel suo ultimo disco, Bowie ha seguito solo il suo istinto e il flusso di una creatività dirompente.

BOWIE ha voluto musicisti jazz per suonare il rock. Avere ragazzi jazz che suonano rock vuol dire capovolgere tutto. In questi disco abbiamo messo qualsiasi cosa, volevamo qualcosa di fresco con l’obiettivo di evitare il puro rock’n’roll’”. Anche il fatto che durante la preparazione e le lunghissime session di registrazione di ‘★’ DAVID BOWIE ascoltasse molto materiale, tra cui Kendrick Lamar, gli scozzesi elettronici Boards Of Canada e gli hiphoppers californiani Death Grips, la dice lunga sul desiderio di continua ricerca, ispirazione e contaminazione da parte di questo artista e sulla direzione intrapresa per questo nuovo lavoro”.


LA TRACKLIST
Blackstar
‘Tis a Pity She Was a Whore
Lazarus
Sue (Or In a Season of Crime)
Girl Loves Me
Dollar Days
I Can't Give Everything Away

Sony
L'artwork di Blackstar

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Gianni Poglio