Ladre di vento: la libertà femminile tunisina di oggi e di domani
Valentina Eleonora Costa e Michela Romagnoli
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Ladre di vento: la libertà femminile tunisina di oggi e di domani

Valentina Eleonora Costa e Michela Romagnoli tra le strade di Tunisi

Un viaggio guidato nella Tunisia post- rivoluzionaria alla ricerca dell’emancipazione femminile, di artiste impegnate politicamente, tra le strade e i vicoli della città di Tunisi, con la loro arte e i loro costumi, ritratte come delle Ladre di Vento da Valentina Eleonora Costa e Michela Romagnoli, per raccontare le emozioni e le vibrazioni della parola libertà.

Da qualche anno il tema della femminilità (si è celebrata la giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili, lo scorso 06 febbraio) viene periodicamente riproposto in numerose campagne di sensibilizzazione a favore della tutela dei diritti umani, e con riferimento alla condizione della donna dei paesi sottosviluppati (o più comunemente conosciuti come quelli del Sud del mondo, a mio parere un espressione geopolitica del tutto errata). Il fenomeno, a dire il vero, riguarda anche le diverse realtà nazionali, e in particolare africane (zona settentrionale) interessate dai flussi migratori.

L’approccio è sensazionalistico (come forse lungo la strada verso la speranza, c’è una luce in lontananza, cita cosi una poesia della scrittrice partenopea Anna Mucerino), fondato spesso su una semplificazione magica, che non abbraccia solo le loro usanze e i colori (il talento delle donne tunisine, si rivela soprattutto nella produzione di veli e scialli, dei quali esiste una ricchissima varietà, al punto che ogni regione vanta i suoi modelli, pur utilizzando le stesse tecniche e le stesse materie prime e attingendo allo stesso repertorio. Naturalmente questo tipo di indumenti è utilizzato solo dalle donne che usano drappeggiarsi, e poiché l'abito senza cuciture è molto diffuso in Tunisia, li si può trovare in diverse regioni, in particolare al sud e nel Sahel. E se i motivi geometrici come losanghe, triangoli, linee, spine di pesce sono molto simili, la loro disposizione e combinazione cambia di villaggio in villaggio, a simboleggiare le relative origini e la sopravvivenza della cultura berbera dei popoli autoctoni dell'antica Ifriqiya), ma ne diventa una prospettiva in chiave antropologica, il cui obiettivo consiste nello stabilire le condizioni di un dialogo di ricerca con le donne e con la loro soggettività.

Come ha recentemente riproposto la ricercatrice di studi di genere Susan Okin, per femminismo, si intende la convinzione che le donne non debbano essere svantaggiate dal loro sesso, che debba essere riconosciuto, come ripropone anche la blogger diciottenne tunisina Amina Sboui, una pari dignità, che sia di un credo religioso cristiano oppure musulmano, e soprattutto la stessa possibilità degli uomini di vivere una vita soddisfacente e liberamente scelta.

Famiglia, politica, femminismo, giustizia ed infine multiculturalismo: sono questi i temi che si intrecciano nella città tunisina di Valentina e Michela, tra un racconto di una delle più imponenti scrittrici africane algerine del nostro tempo Assia Djebar (morta pochi giorni fa, più volte candidata al nobel per la letteratura, sostenitrice dell’emancipazione femminile nel mondo islamico) e uno spicco di sole nella imponente sala del Dar Bach Hamba, dove ha sede l’associazione Orestiadi, nella quale si sottopone una critica stringente, in cui si consolidano le teorie sociali e politiche del nostro tempo.

Libere di decidere del proprio corpo (l'abilità delle tunisine nel personalizzare le loro parure a ogni livello è stupefacente, sia sul piano del vestiario sia su quello dei gioielli e del trucco, in particolare l'henné), capaci di mantenersi, brave ad amare ma anche a stare da sole, cosi sono, o vorrebbero essere le ladre di vento dei borghi tunisini ora e del domani.

Le loro simili, nel Cinquecento, venivano bruciate come streghe, e trent’anni fa hanno invaso le piazze, proprio al grido di “Le streghe sono tornate” reclamando parità, divorzio e aborto.

È ascoltando le loro parole che le due reporter, raccontano i fili di una rete femminile (che vede oggi il presidente incaricato Essid, presentare una lista dei ministri, dove al suo interno sono contenuti ben nove nomi di donne, che andranno a ricoprire le più alte cariche e compiti istituzionali del paese, Salma Elloumi Rkik per citarne una, guiderà il dicastero della formazione professionale e dell’occupazione), per ricomporre un dialogo armonioso (prima la conquista del libero amore. Poi l’assalto al cielo del potere economico e politico) tra donne diverse ma simili, perché unite in una battaglia comune.

Valentina Eleonora Costa e Michela Romagnoli
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Giuseppe Giulio

Napoletano, ma residente a Fiuggi. Laureato in Scienze Politiche per la Cooperazione e lo Sviluppo. Ha pubblicato nel 2009 una prima silloge in lingua inglese dal titolo “Northern Star” edito da Altromondo. Collabora con Roma Tre e UNICEF.

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