Scrittori esordienti, sedotti e abbandonati dal marketing
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Scrittori esordienti, sedotti e abbandonati dal marketing

Ascesa e caduta dei debuttanti scaricati al primo insuccesso. Fra letteratura e mercato

di Stefania Vitulli

La chiave è la vecchina di Gianrico Carofiglio. Questo topos incarnato, che Emanuele Trevi racconta di avere incontrato qualche mese fa a Gorizia durante una presentazione congiunta con il suo concorrente allo Strega, implorò Carofiglio di non smettere mai di scrivere. Lei ama le storie di Carofiglio senza se e senza ma, per l’invidia di Trevi: "Questo è un potere da cui i miei libri strampalati sono esclusi per sempre. Nemmeno mia madre mi chiederebbe di scriverne altri".

Ora, a bilancio di un’estate dominata dalle Cinquanta sfumature di Grigio , corre l’obbligo di sostituire alla vecchina di Carofiglio le "signore di mezza età sedute sotto l’ombrellone accanto al marito con pancia-formato-anguria e a poco vispi figli preadolescenti" a godersi il bondage da sdraio. Che, secondo Paolo Di Stefano sul Corriere, hanno fatto di questa la stagione della schifezza, della pessima letteratura, anzi orrenda. Cara vecchina-topos, si tappi le orecchie, perché stiamo per dire che lei e le sue colleghe dal marito sformato avete un potere incommensurabile: rappresentate il mercato. E il mercato editoriale non è diverso dagli altri: se una cosa gli piace, lo grida; e ritiene che se un prodotto è un successo non è una schifezza, per il mercato una cosa esclude l’altra.

Sempre Di Stefano proponeva qualche giorno fa sul Corriere un’altra controstoria della letteratura, rispetto a quella di Siamo spiacenti(Bruno Mondadori), saggio sui rifiuti editoriali d’autore a firma Gian Carlo Ferretti. Codesta controstoria dovrebbe basarsi sul destino dei "non rifiutati" dagli editori. Che spesso si trasformano in "esordienti infelici scaricati al primo insuccesso". Ora, a parte che il pensiero di torme di giovani scrittori traditi da un marketing che seduce e abbandona, lungi dal produrre empatia, provoca sconforto (la letteratura non è biglietto vincente del Superenalotto, né sportello bancario in cui accomodarsi in attesa di tredicesima), di nuovo va detto che, se si entra nel mercato, bisogna accettarne le regole. Puro o efficace? Se l’editoria cerca il nuovo Paolo Giordano e ci si offre come candidati, non si può poi pensare di avere immolato la propria arte a chissà quale nobile causa. L’autore sceglie le storie, la vecchina di quali innamorarsi.

Harold Bloom docet: non è il mercato, né la critica a dare il verdetto finale sulla buona letteratura, ma il tempo. A garanzia per Di Stefano, è prevedibile che anche l’esordiente d’oro E. L. James verrà scaricata al primo insuccesso. E non avrà nemmeno la consolazione di una controstoria.

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