"Sangue romagnolo. I compagni del duce" di Giancarlo Mazzuca e Luciano Foglietta
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"Sangue romagnolo. I compagni del duce" di Giancarlo Mazzuca e Luciano Foglietta

I due giornalisti hanno appena vinto il Premio Acqui Storia col loro libro attorno a Mussolini, Bombacci, Arpinati e Nanni. Quattro amici, spesso politicamente divisi, ma uniti nella morte

Nella Romagna a cavallo tra l'800 e il '900 "la politica non è interesse e non è dottrinarismo: è azione, è passione, è ribellione".
Così sosteneva Torquato Nanni. E infatti lui, Benito Mussolini, Nicola Bombacci e Leandro Arpinati non potevano che nascere in quell'aspra e solatia terra. Sono loro, nomi altisonanti di un'epoca, i protagonisti di Sangue romagnolo. I compagni del Duce , il libro scritto dall'ex direttore de Il Resto del CarlinoGiancarlo Mazzuca e dal decano dei giornalisti romagnoli Luciano Foglietta.

Edito da Minerva Edizioni, il volume si è appena meritato il Premio Acqui Storia- Sezione storica divulgativa, perché "analizza nel profondo l'animo e la mentalità di un popolo sanguigno, unico nel panorama italiano e critico nei confronti del regime che operò spesso scelte che compromisero la vita dei tre biografati".

Al di là del duce, Bombacci è sicuramente il più conosciuto dei tre mentre Nanni e Arpinati lo sono molto meno. Il libro di Mazzuca e Foglietta si sofferma anche sugli assassinii di questi due a Malacappa.

"Quattro personaggi, quattro amici, che, nel bene o nel male, hanno fatto la storia del Paese per mezzo secolo", scrivono gli autori nella premessa. "Su di loro, a cominciare ovviamente dal duce, sono stati scritti fiumi di inchiostro, ma nessun libro li ha finora messi in relazione assieme così strettamente. Eppure le loro vite - che si accavallano e si intrecciano, si allontanano per poi, improvvisamente e incredibilmente, ricongiungersi - hanno la stessa unica matrice".

Nel giro di pochi giorni, in quel drammatico e risolutivo aprile del 1945, Mussolini e Bombacci, allievo di Lenin, sono giustiziati a Dongo, i due grandi amici Arpinati e Nanni (che aveva cercato di fare da scudo a Leandro) a Malacappa. Tutti e quattro sotto il fuoco dei partigiani, nonostante in passato lo stesso Nanni, il socialista, avesse rischiato di morire sotto per mano delle "squadracce" fasciste, salvato dal fascista Arpinati. Divisi nella vita, uniti nella morte.

Le pagine centrali del libro sono riempite da foto d'epoca in bianco e nero. Ecco un giovane Benito Mussolini con baffetti nel 1911, estrapolato dalle cronache locali del Carlino. Ottobre 1926, Arpinati e Mussolini in auto per le vie di Bologna. 1944, Santa Sofia: Nanni insieme ad alcuni generali inglesi.

Nella prefazione di Sangue romagnolo Sergio Zavoli scrive: "Quattro biografie - o se volete ritratti - tenute insieme da un legame, l'amicizia, che resiste alle durezze non di rado laceranti della vita, fino all'ora del bilancio lasciato a chi sopravvive, che lo valuta secondo i lasciti certi o controversi di chi si congeda".

Sangue romagnolo. I compagni del duce
di Giancarlo Mazzuca e Luciano Foglietta
Minerva Edizioni
pagg. 272, 19,50 euro

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