Riccardo Bertoncelli e gli incontri con i suoi uomini straordinari
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Riccardo Bertoncelli e gli incontri con i suoi uomini straordinari

In arrivo "Topi caldi. Frank Zappa e altri bei malanni", un libro che racconta le icone della musica. Tra saggistica e fantasia

Si intitola Topi caldi e altri malanni il libro di Riccardo Bertoncelli appena uscito per Giunti. Un viaggio nel mondo della musica attraverso incontri con uomini straordinari. Che hanno cambiato per sempre l’orizzonte dell’autore. Il titolo è un omaggio a Frank Zappa, che pubblicò nel 1969 il disco Hot Rats e in effetti è proprio lui a fare da filo conduttore di questa avventura. Gli altri bei malanni sono gli altri musicisti raccontati in queste pagine, ma anche questa è una citazione:

“Bei malanni è il titolo di un’antologia di canzoni di Tom Waits, in cui si racconta in modo vivido, assurdo, picaresco e spaziato”, spiega Bertoncelli. “E a me piace molto quest’ironia. Per fare un esempio, Waits dice che sulla sua lapide vorrebbe ci fosse scritto: ve l’avevo detto che non stavo bene. Ecco, su questa scia, ci sono le mie esperienze”.

Quindi quali sono i suoi malanni?

“Le cose che ho fatto. Premetto che sono nato il primo giorno di primavera e credo che questo fatto mi abbia condizionato molto: penso che la vita vada vissuta cercando incessantemente la felicità. E questo ne è il racconto”.

I malanni sono anche incontri “indelebili”?

“Sì, certo. Ho incontrato e sono stato affascinato anche dal lato oscuro, per esempio da Syd Barret. Amo la visionarietà, l’ironia e il paradosso. Quanto al fatto che siano esperienze che non ci si toglie più di dosso… Beh, le dico solo che vivo in una casa foderata di dischi: sono 20mila tra vinili e cd a farmi compagnia”.

Se dovesse tirare fuori tre episodi fondamentali, di chi parlerebbe?

“Bob Dylan ha colpito le mie corde da subito (e su di lui infatti ho scritto moltissimo). Sun Ra, cui dedico il capitolo finale, perché come diceva lui stesso, mi attrae l’impossibile. E poi, Robert Wyatt, uno dei miei grandi amori musicali. Per me lui è un Peter Pan che non ha mai smesso di volare con una leggerezza e una soavità disarmanti”.

Per non parlare di Zappa…

“Beh, Zappa l’ho incontrato per la prima volta quando avevo 20 anni. Ero un imberbe sciagurato che aveva visto la luna ma aveva solo la bicicletta per raggiungerla… Zappa mi fece letteralmente nero, ossessionato da giornalisti che non capivano nulla o, nel migliore dei casi, da sbarbatelli che almeno avevano ascoltato i suoi dischi. Ma fu fondamentale per la mia vita”.

Perché?

“Mi resi conti che l’artista ha due volti, quello vero, reale, e quello immaginato. Vanno bene entrambi, sei tu che devi scegliere come approcciarli”.


Riccardo Bertoncelli, Topi caldi e altri malanni, Giunti, pp 272, 16 euro

Getty Images
Bob Dylan

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Micol De Pas