Perché l'IVA sugli ebook va equiparata a quella sui libri di carta
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Perché l'IVA sugli ebook va equiparata a quella sui libri di carta

Per l'Unione Europea un ebook è più simile a un videogame che a un libro. E quindi va tassato di più. Ma scrittori, editori e lettori protestano

Nel nostro Paese l'IVA sulla maggior parte di beni e servizi è pari al 22%. Tuttavia è prevista un'IVA più bassa per alcuni prodotti legati alla diffusione della cultura, come ad esempio, i libri. Attualmente in Italia questa IVA agevolata vale il 4%.

Fra i beni che possono essere venduti con l’IVA più bassa rientrano quindi i libri e altri prodotti descritti in un vecchio provvedimento del 1972 (il decreto n. 633 del 26 ottobre). Regimi fiscali simili, pensati per tutelare il consumo culturale, sono previsti anche dagli altri Paesi dell'Unione Europea.

Nel 2006 l’Unione Europea ha emanato una direttiva sulla questione. Tale direttiva conferma la possibilità per gli Stati UE di applicare una IVA agevolata sui libri, ma chiarisce che l’IVA agevolata non va applicata agli ebook. Come mai? Secondo la UE gli ebook vanno equiparati non ai libri ma ai prodotti elettronici come videogames e software, per i quali si prevede appunto l'IVA massima.  Per questo motivo l’IVA sugli ebook, in Italia, è pari a 22%, mentre quella sui libri di carta 4%.
Secondo la UE quindi l’ebook non è un prodotto culturale. Eppure a noi sembra un libro.

Un libro è un libro, ovvero, #unlibroeunlibro

Il tempo passa, la tecnologia si evolve e a tutti è oramai evidente che la differenza tra libro ed ebook. Ma non per la UE, che insiste nel mantenere un trattamento legislativo che penalizza l'ebook. Nel 2012 il presidente della Francia, Sarkozy, ha fatto comunque abbassare l'IVA sugli ebook fino al regime agevolato. Lo stesso è stato fatto in Lussemburgo. Ma poichè questi comportamenti rappresentavano una violazione delle direttive UE, la Corte di Giustizia Europea ha sanzionato la Francia e il Lussemburgo, e con multe piuttosto pesanti.

Da quel momento, l'Italia e altri Paesi hanno evitano di imitare la Francia per non incorrere nelle stesse multe.

C'è da dire che al momento, per le legge UE, gli store multinazionali come Amazon, Google e Apple applicano all'ebook l'IVA del paese in cui hanno residenza fiscale e non quella del paese in cui l'ebook viene venduto. Ad esempio, nel caso di Amazon la residenza fiscale è proprio il Lussemburgo. Perciò ora l'IVA applicata al prezzo di ogni ebook venduto da Amazon a utenti italiani è l'IVA del Lussemburgo, pari a 3%, e non quella italiana. Ma dal gennaio 2015 la normativa UE obbligherà anche per Amazon, Google e Apple ad applicare a ciascun ebook l'IVA del paese in cui l'ebook stesso è comprato (l'Italia, nel nostro caso) e non più quella del paese della loro residenza fiscale. Quindi, senza non succede qualcosa, nel 2015 anche l'IVA sugli ebook venduti da Amazon, Google e Apple aumenterà. Insomma, si rischia il prezzo degli ebook non diminuisca ma anzi aumenti. 

In questi giorni l’AIE – l'associazione italiana degli editori – ha lanciato una campagna per equiparare la tassazione dei libri digitali a quella, agevolata, dei cartacei. Per protestare contro questa assurda discriminazione fra libri è in corso una campagna sui social network. AIE ha chiesto ai lettori di farsi fotografare con il pollice verso (simbolo di abbassamento del prezzo oltre che di condanna di una legge assurda) usando l’hashtag #unlibroèunlibro. Abbiamo partecipato anche noi, con un po’ di ironia e qualche testimonial d’eccezione.

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Lorenzo Barbarossa