Oliver Sacks ci risveglia ancora
Giovanni Giovannetti/Olycom
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Oliver Sacks ci risveglia ancora

Del famoso neurologo, mancato nel 2015, escono quattro brevi scritti. Toccanti. E racccolti in un piccolo libro, "Gratitudine"

Già il titolo chiama sotto i riflettori un sentimento desueto, frequentato da pochi, spesso sostituito con piaggeria, individualismo, tradimento. Gratitudine (Adelphi, 60 pp., 9 euro), firmato da Oliver Sacks, ,neurologo, psichiatra, famoso nel mondo perché ha raccontato con poesia le storie dei suoi pazienti e ha ragionato sul confine trasparente fra normalità e pazzia. Il suo primo bestseller fu Risvegli, anno 1973, diventato poi film.

Ma Gratitudine con gli altri libri ha poco a che fare, perché qui Oliver Sacks, sulla soglia della morte avvenuta nell'agosto 2015, guarda se stesso con la lucidità e l’uguale amorevolezza con le quali si è avvicinato ai suoi pazienti.

Il libro si compone di quattro scritti apparsi per la prima volta sul New York Times.

Il primo, Mercurio, scritto alla vigilia del suo ottantesimo compleanno è una poesia in forma di prosa sulla vecchiaia.

Il secondo, La mia vita, testimonia ciò che il titolo del libro dice, la gratitudine per quanto vissuto, per avere amato, per aver dato qualcosa al mondo e aver molto ricevuto.

Il terzo, La mia tavola pitagorica, è un viaggio a ritroso nell’infanzia e nel suo amore per gli elementi.

Il più intimo e "spietato" è l’ultimo, Shabbat, perché esplora il rapporto di Sacks con la religione ebraica e con il "nodo" della sua omosessualità, vissuta per molti anni come una colpa. Basterebbe questo racconto per giustificare l’acquisto di questo libro che si legge in meno di un’ora ma che rimarrà per anni nel profondo di ognuno.

Un libro consigliato a tutte le mamme che si trovano a misurarsi con l’omosessualità del proprio figlio affinché, pur nella fatica di accettare quella scelta, non rispondano come fece la signora Sacks: "Sei abominevole. Vorrei che non fossi mai nato".

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Stefania Berbenni