What Money Can't Buy: i limiti del denaro
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What Money Can't Buy: i limiti del denaro

Il libro che disegna il confine fra morale e mercato

Provate ad immaginare qualcosa che non potete comprare.
Un bene o un servizio che non potete permettervi, non perché sia fuori dalla vostra portata, ma perché non esiste un prezzo da pagare per averlo.
Difficile, vero? Probabilmente l’unico modo per ottenere una risposta sarebbe proprio pagare un consulente per un’approfondita ricerca di mercato sul tema.

E’ rimasto qualcosa che il denaro non può comprare? Da questa domanda parte la riflessione di “What Money Can't Buy: The Moral Limits of Markets” (Farrar Straus & Giroux), in cui Michael J. Sandel, professore di filosofia politica ad Harvard, analizza i limiti morali del mercato e del denaro.

Secondo l'autore i concetti di mercato e di prezzo si sono estesi fino a coprire tutti (o quasi) gli aspetti della vita. Anche adesso, mentre state leggendo queste righe: se foste un allievo della Birdie Alexander Elementary School di Dallas, in California, vi sareste guadagnati almeno 2 dollari (lì pagano gli studenti per leggere).

Nel suo libro Sandel del sostiene che il denaro abbia  permesso, nel tempo, di superare ogni limite. Dai programmi premium che consentono di tagliare le code in aeroporto al diritto di inquinare o di uccidere un rinoceronte pagando 150 mila dollari: tutto può essere comprato. Il denaro ci ha abituati a usare il prezzo come misura del desiderio o del diritto. L’unico limite riconosciuto è quello del budget, superato quello, non resta che ottenere quello che si vuole.

Nelle pagine di “What Money Can't Buy” Sandel passa in rassegna le occasioni più bizzarre in cui si fa uso del denaro: c’è chi paga per dare il proprio nome ad una stazione della metro (la Barclays lo ha fatto a New York), oppure chi si regala un trattamento da carcerato di lusso versando al momento dell’arresto 90 dollari (accade in California, nella prigione di Santa Ana).

Sandel illustra e sviscera una ad una queste originali occasioni d’acquisto, costruendo un bestiario (o prezzario) delle follie che il denaro ci fa sembrare normali. E lo usa poi per sostenere la sua tesi: siamo passati dall’economia di mercato alla società di mercato.
Il mercato non è più usato come strumento per veicolare i beni, ma è diventato il Bene, veicolato attraverso la vita dei consumatori.

Steven Levitt, autore di Freakonomics, sostiene che non sia ancora stato trovato  un problema che un economista non possa risolvere con un giusto schema di incentivi e di prezzi. Questa per Sandel è  l’illusione dell’economia di mercato: una promessa di crescita ed efficienza ad ogni costo. Che, però, non può essere mantenuta. Almeno non ovunque.
Ci sono ambiti della vita che non dovrebbero essere commerciabili: la salute, la conoscenza, le relazioni, gli affetti. Quando vengono attratti in un mercato, si creano inevitabilmente delle distorsioni: ingiustizia, immoralità, degrado. In effetti uno schema puramente economico, di prezzi ed incentivi, garantisce l’allocazione efficiente delle risorse, ma questo non significa che sia giusta, né tanto meno equa o morale.

Non esiste un’unica soluzione a questo dilemma: “What Money Can't Buy” è un invito a disegnare le proprie linee di confine fra mercato e morale.

Sandel con toni duri, ben lontani dalla prosa  ampollosa che ci si potrebbe aspettare da un professore universitario, non risparmia esempi forti: dalla vendita degli organi alle madri in affitto. Non cede alla banale tentazione di bollare il denaro come male assoluto: non vuole convincere i lettori ad abbandonare le propri carte di credito.
Semplicemente fa leva sulla frustrazione che la crisi ha insinuato in tutti i consumatori, si fa strada fra le pieghe della sfiducia, per instillare un dubbio: fino a quando siamo disposti a  comprare?

Michael J. Sandel
What Money Can't Buy: The Moral Limits of Markets
Farrar, Straus and Giroux, 244 pagine

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Ilaria Liprandi

Manovale del web e digital something in Mondadori, ha scritto per Altreconomia e SocialNews e - malgrado l'accento piemontese - per un po' ha parlato a Radio Bocconi.

Nonostante una laurea in economia e una in politiche internazionali, i social network, lei, li prova tutti. Senza vergogna, neppure di un hashtag.

Cintura nera di raccolta differenziata, se volete farla felice, chiedetele dove si butta il Tetra pak.

E' nata fra gli orti, ma ha dovuto aspettare di trasferirsi in città per apprezzarli davvero.

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