Valerio Evangelisti, "Day Hospital"
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Valerio Evangelisti, "Day Hospital"

Un affermato scrittore affronta il lucido disordine che proviene dal male, in un viaggio nella fragilità umana senza mai mollare la presa della vita. Perché "non c'è nulla di più triste che una morte triste, senza trasgressioni o piaceri".

Il primo incontro con il cancro avviene in uno studio dentistico. In maniera banale, esterna, sotto forma di piccolo fastidio. Tre anni più tardi, clinicamente sconfitto il linfoma non Hodgkin da cui è stato aggredito, Valerio Evangelisti - popolare creatore dell'inquisitore Nicolas Eymerich e della e-zine Carmilla - decide di vuotare il sacco. Day Hospital è il diario della sua partita a dadi con la vita.

La semplicità concisa e schiva, la sincerità asciutta e agguerrita, l'assenza di ogni conforto retorico fanno di questo libro un caso isolato all'interno di un genere - lo definirei malattia come metafora, prendendo a prestito il titolo del celebre saggio di Susan Sontag - che conta ormai un ampio parco di opere e lettori. Attenzione quindi: Day Hospital non è un manuale di sopravvivenza, non offre sentimenti a buon mercato, tentazioni voyeuristiche, guarigioni a sorpresa. Da principio alla fine, Evangelisti rimane fedele al proprio intento: non nascondere nulla del disfacimento del corpo e nel contempo esaltare l'autonomia della ragione e la pienezza dell'anima.

Diceva Epitteto, filosofo stoico nato in Frigia intorno al 50 d.C., che per conquistare la vera libertà bisogna mantenere il distacco dalle cose esterne. Non sono le cose a turbare il nostro animo, ma le opinioni che ne abbiamo. Con l'atteggiamento dellostoico Evangelisti affronta l'irrompere del male. Viaggia dentro il proprio cambiamento senza rinunciare ai piccoli piaceri di cui la vita resta comunque generosa. Con dignità e distacco, in uno stato di "lieve euforia permanente" indotto dai due litri di birra al giorno che si concede per drenare i liquidi.

Ma poi, dannazione, arrivano il torpore e i dubbi, la debolezza e la depressione. La paura si allarga come una voragine. Evangelisti trova il coraggio di scrutare nel buio oltre la siepe, nonostante il vago presentimento di "sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare ugualmente e arrivare fino in fondo, qualsiasi cosa succeda" (Harper Lee). La fragilità della condizione umana è celebrata da sonanti umiliazioni e vittorie meschine, dai piccoli vantaggi dell'essere malato e dal logoramento graduale della fiducia, fino alla crisi dovuta all'accumulo di calamità.

Dal punto di vista metanarrativo, Day Hospital contiene una lucida analisi dei processi di simbolizzazione. La nostra capacità di adattamento, spiega lo scrittore, può contare su un'arma estrema: la possibilità di evadere, di "accedere mentalmente a realtà diverse, o addirittura di crearle". La drammatica incorporazione della anormalità (malattia) nella normalità è il processo attraverso il quale Evangelisti giunge a una visione binoculare della realtà: gli stessi significanti possono essere buoni o cattivi, a seconda della prospettiva da cui li si guarda. Le avventure ospedaliere, i nuovi contatti umani, la metamorfosi dell'abitudine. E naturalmente la chemioterapia: formidabile cura e formidabile veleno.

Così mentre nell'ordine del giorno lo scrittore è un numero in sala di attesa, un protocollo standard, una persona occupata ogni istante a ridefinire la normalità quotidiana, nell'ordine notturno coltiva segretamente il progetto di vita e la soddisfazione di un desiderio che in quell'altro ordine gli è negato perfino in elementari pulsioni come quella sessuale. La vitalità che le membra hanno perso trasloca nella mente e nella fantasia. E la scrittura acquista la dimensione del sogno: "Se ripenso all'estate, la prima cosa che mi viene in mente sono gli scenari caraibici della mia storia, non le miserie quotidiane". Tra il 2010 e il 2012 c'è addirittura un'esplosione di creatività: Rex Tremendae Maiestatis , ultima avventura di Eymerich, e le avventure storiche di One Big Union e Cartagena. Gli ultimi della Tortuga .

Life after treatment. Valerio Evangelisti ha giocato la sua partita col male. L'ha vinta, l'ha persa? Chi può dirlo. Una volta iniziata, quella con il cancro è una sfida che tende a durare per sempre. Ma proprio sulla soglia del day after la forza morale incontra l'incomunicabilità, uno dei tabù che l'apparato sanitario non è ancora riuscito a superare nonostante gli appassionati sforzi di un luminare dell'etica come Umberto Veronesi. "Ho avuto salva la vita ma non la qualità della vita". Perché nessuno mi aveva avvertito?

Valerio Evangelisti
Day Hospital
Giunti
109 pp., 10 euro

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Michele Lauro