‘Partigiano Inverno’, un incantevole romanzo sulla Resistenza
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‘Partigiano Inverno’, un incantevole romanzo sulla Resistenza

Giacomo Verri propone il suo promettente esordio, finalista al Premio Calvino 2011. Un’epica partigiana, raccontata in un’opera di grande qualità

Il primo romanzo di Giacomo Verri, autore di Borgosesia (Vercelli) classe 1978, è uno di quei libri da assaporare mettendosi comodi e prendendosi tutto il tempo che serve. Partigiano Inverno (Nutrimenti) non è un titolo leggero, ma una volta trovata la chiave si rivela un delicato prodotto di qualità.

Un ragazzino innamorato, un giovane irrequieto e un pensionato mite e disorientato: sono questi i protagonisti del libro, ambientato nei luoghi natii dell’autore, durante i giorni dell'Avvento del 1943. Tre diverse generazioni si confrontano con il senso e l’importanza delle scelte in uno dei momenti più importanti e difficili della storia del nostro Paese.

La Resistenza è raccontata in forma di epica contemporanea, attraverso le vicende di Jacopo Preti, partigiano accampato con i compagni tra le nevi dei monti, che ha lasciato gli studi e la bella Flora per combattere con il comandante Cino e i suoi Garibaldini. E Umberto Dedali, un bambino di dieci anni che vive con il nonno e che vorrebbe tanto partecipare alle azioni degli uomini barbuti della montagna (anche per far bella figura con l’amichetta Maria). E poi l’altro protagonista, il fratello del nonno di Umberto, Italo Trabucco, professore in pensione costretto a fare i conti con la propria inadeguatezza di fronte al conflitto in atto. Almeno fino al giorno in cui viene arrestato dai fascisti, torturato, destinato alla fucilazione con altri venti uomini e infine, per uno scherzo del destino, risparmiato.

Tanti sono i termini ricercati o desueti impiegati da Verri, che riprendono vita in una prosa antica, aulica, lirica, fatta di costruzioni barocche ed eleganti, che non appare però anacronistica e nemmeno pesante. Un esempio è il seguente periodo, suddiviso da ben quattro doppi punti, ognuno capace di aprire un diverso e ulteriore livello di costruzione dell’immaginario, in questo caso, del piccolo Umberto:

“Ma Umberto non lo ascoltava: rivedeva la faccia molle del nonno che aveva dipinto quello strano carnevale: un podestà inginocchiato però era un cattivo presagio o l’avvio di una tragica sfilata di giovani in costume da soldati: maschere che bruceranno, uomini dalle barbe stecchite e lunghe, larvati, caronteschi, con giubbe dure come elitre, accompagnati da canti di strigi: li vedeva emergere dal ventre ferito della città.”

È come se dal passato non arrivasse solo la storia narrata, ma anche il registro e la voce di un mondo lontano, che riprende vita sulle pagine di Partigiano Inverno.

Questi esercizi di stile linguistico, che ricordano i lavori di Gadda o Luigi Meneghello in Libera nos a malo (BUR), abbinati alla sapiente costruzione della trama, rappresentano probabilmente i maggiori punti di forza di Giacomo Verri, al suo primo e riuscito lavoro.

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Partigiano Inverno – Giacomo Verri (Nutrimenti)
Libera nos a malo – Luigi Meneghello (BUR)

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Andrea Bressa