Il 'gran rifiuto' del papa, da Dante a Silone, fino a Joseph Ratzinger
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Il 'gran rifiuto' del papa, da Dante a Silone, fino a Joseph Ratzinger

L'annuncio delle dimissioni del pontefice è uno shock per i media e per la Storia

L’ultimo suo tweet , datato 10 febbraio: “Dobbiamo avere fiducia nella potenza della misericordia di Dio. Noi siamo tutti peccatori, ma la Sua grazia ci trasforma e ci rende nuovi”.

La novità che propone Benedetto XVI è epocale: l’annuncio delle sue dimissioni dal Soglio pontificio a partire dal prossimo 28 febbraio. Lo ha reso noto poco fa, durante un concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto, spiegando la propria decisione, dettata da un ormai profondo senso di peso di fronte all’incarico.

Anomalo e spiazzante è stato l'iter della notizia, che ha generato un momentaneo 'buco nero' proprio nell'era dell'informazione. La news, veicolata da un'agenzia Ansa, ha colto di sorpresa il Vaticano stesso (il Segretario di Stato Angelo Sodano ha commentato: “Un fulmine  a ciel sereno”), poi ha tenuto in sospeso per un po' di minuti i media, che non avevano modo di approfondire e trovare conferme: i siti dei maggiori quotidiani riportavano più che altro un titolo e la foto di Benedetto XVI. Poi la Rete si è fisiologicamente riempita di voci e conferme, commenti di tutti i tipi sui social network, rimbalzando fra note istituzionali, editoriali e migliaia di battute ironiche.

Ma anomalo è anche il contenuto della notizia: Joseph Ratzinger è il primo papa che decide di abdicare dopo sei secoli. Il primo (secondo alcune fonti storiche) fu Clemente I, quarto successore di Pietro, nell’anno 97. L’ultimo, invece, fu Gregorio XII nel 1415. Ma il più famoso fu Pietro Angelerio (o Pietro del Morrone) eletto il 29 agosto del 1294 con il nome di Celestino V. Lasciò l’incarico nel dicembre dello stesso anno, stretto nella morsa degli interessi vaticani e dell’Urbe, oltre che dei signori italiani ed europei. Dante gli riservò un posto nel III canto dell’Inferno, tra gli ignavi, nei famosi versi:

“Poscia ch'io v'ebbi alcun riconosciuto,
vidi e conobbi l'ombra di colui
che fece per viltade il gran rifiuto”

In un cortocircuito fra realtà e fiction viene facile pensare alla famosa scena del film Habemus Papam di Nanni Moretti, in cui uno stanco pontefice, interpretato da Michel Piccoli, annuncia agli sconcertati fedeli l’abbandono del ruolo di guida della Chiesa.

Anche Ignazio Silone si ispirò a quella storia per il suo ultimo romanzo L’avventura di un povero cristiano . Il libro, pubblicato per Mondadori nel 1968 e vincitore del Premio Campiello, prendeva in prestito la figura di Celestino per reinterpretare e rendere attuale quella vicenda, ragionando sul rapporto tra il singolo individuo e la Chiesa e sul profondo significato sociale, religioso e politico di quel “gran rifiuto”.

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- L’avventura di un povero cristiano – Ignazio Silone (Mondadori)
- Inferno –Dante Alighieri (Einaudi)

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Andrea Bressa