Nicolai Lilin: i tatuaggi non si possono spiegare
Credits: Marchiaturificio/Cutesnail.it
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Nicolai Lilin: i tatuaggi non si possono spiegare

Incontro con l'autore di Educazione Siberiana che affida al simbolismo del tatoo il non detto delle storie

"Mah… mi vengono in mente solo cose negative. Quale tatuaggio potrebbe rappresentare l'Italia... vediamo un po'. Si, ecco! Ai delinquenti russi che tradivano la loro banda veniva tatuata una faccia di un maiale o un topo in testa. In modo che tutti potessero capire chi avevano di fronte. Ecco a gran parte dei politici io tatuerei in faccia un bel topo”.

Quello che è certo è che Nicolai Lilin, autore, tra gli altri, di Educazione Siberiana, non le manda a dire. Anzi, sarebbe pronto anche a tatuarle. Esattamente come nel suo "Marchiaturificio", il laboratorio di tatuaggi aperto di recente a Solesino, un piccolo comune della provincia di Padova. Un luogo dove ripropone un tatuaggio simbolico, in perfetto stile con la tradizione siberiana che l'ha reso celebre, per raccontare sé e la propria vita.
L'abbiamo incontrato nel suo mondo e nonostante la prevedibile diffidenza iniziale abbiamo cercato di conoscerlo.

*Topi e teste di maiale a parte, quali sono invece i tatuaggi che raccontano lei e la sua storia?
"La prima regola è che non si rivela mai il significato dei tatuaggi a nessuno, e non farò certo eccezione oggi".

*Ecco, cominciamo bene... Ma quindi come fa a tatuare chi viene da lei?
"Non rispetto rigorosamente la tradizione siberiana perché ormai è morta, sarebbe ridicolo non tenere conto di come il mondo è cambiato. Ma uso gran parte delle simbologie della tradizione e della filosofia che una volta era dei vecchi. Si crea un rapporto intimo tra me e chi viene a tatuarsi e si decide di raccontare qualcosa di personale attraverso un simbolo".

*Simboli di cose estremamente private o di cui non va poi così fiero se preferisce non parlarne...
"Cose che nel mio caso, così come nei miei libri, sono basati su esperienze vissute e riportano al mondo dei miei vecchi, un momento storico particolare che parlava di una situazione caotica, di una struttura basata su regole molto precise e rigide che andava in pezzi sotto i colpi della decadenza."

*Immagino sia stato uno shock passare dal caos post Unione Sovietica alla libertà, e per certi versi al lassismo, tipico dell'Italia
"Qui in Italia mi trovo bene grazie alla garanzie che avete. I nostri politici spesso mi fanno arrabbiare, è vero. Ma dipende tutto da noi, siamo noi che dobbiamo cambiare e essere più coscienti e svegli per dire di "no" alle ingiustizie."

*Si riferisce a quella famosa battuta di Educazione Siberiana per cui "un uomo non può possedere più di quanto il suo cuore possa amare"?
"Anche. Non rinuncerei mai a un mondo libero, quello in cui uno può vestirsi come crede o comprarsi una macchina bella e veloce se ne ha la possibilità, ma se uno compra cento macchine e accanto a lui c'è gente che crepa di fame vuol dire che manca buon senso. Quando vedo una persona che dorme sotto i portici e poi uno che scorrazza con Ferrari penso che sono entrambi vittime dello stesso sistema sistema. Manca buon senso, mi pare evidente."

*Manca… in chi sta al potere o nei cittadini?
"La colpa non è mai di una sola persone, quello lo facevano i comunisti quando hanno fatto la rivoluzione. Qui in Italia abbiamo dei politici che fanno i delinquenti e dei delinquenti che fanno politica. E una mafia che fa da collegamento tra Chiesa e Stato. E nel mezzo ci sono i cittadini in cassa integrazione o massacrati da tasse. Il problema non è un milionario. Il problema è la nostra educazione. Il problema è vedere i nostri ragazzi che apprezzano americanate di turno e cose finte."

*Quindi sono proprio i giovani che dovrebbero cambiare per far cambiare le cose?
"Sicuramente la colpa di questa situazione è dei giovani. Non si tratta di manifestare distruggendo le città o massacrandosi agli stadi. Questo lo facevano i barbari. Si tratta di investire la propria vita per cambiare veramente le cose dall'interno, altrimenti non cambieremo mai niente."

*Eppure nei suoi romanzi il protagonista si dà sempre da fare per crearsi la sua propria giustizia...
"Sì, ma poi finisce sempre senza famiglia o senza radici o alla fine deve immigrare. In Unione Sovietica abbiamo usato la violenza perché non si poteva fare diversamente, serviva una resistenza armata, in Italia non abbiamo questi problemi. Qui c'è una Costituzione che funziona bene, se fosse applicata in modo onesto."

*L'alternativa per i suoi personaggi, diceva, è emigrare... e com'è invece l'Italia vista con gli occhi di un migrante?
"Fortunatamente non ho avuto problemi a diventare italiano dopo aver lavorato per una società di sicurezza privata nella Città del Vaticano. Ma il problema dell'immigrazione sta nell'approccio culturale, in una forza cristiana quasi forzata, che esibiamo perché dobbiamo ma a cui non crediamo."

*Tutto qui? Solo un problema di approccio mentale?
"No, ma intanto bisognerebbe capire che l'immigrato è una risorsa. Quello che stiamo facendo invece è far parlare un governo stupido e ignorante pieno di fantocci e persone che non riescono a fare altro che mettere le mani davanti per parare le loro cadute e farsi il male il meno possibile. Gli italiani è uno dei popoli più aperti che io abbia mai conosciuti. Ma dall'altro versante c'è un governo che ora non riesce a fare altro che inaugurare programmi paramilitari per sorvegliare le coste."

*Idee alternative da suggerire...
"Combattere la criminalità, mettere in galera a vita gli scafisti e organizzare bureau di immigrazione gestiti da persone che parlano le lingue e conoscono le culture, non campi di concentramento. E poi sistemare le leggi sul lavoro, far tacere un po' sindacati perché la crisi è colpa dei sindacati che hanno fatto scappare in Cina le industrie. Infine nazionalizzare le fabbriche: cinquanta per cento di proprietà allo Stato e cinquanta per cento ai privati. Così si impedirebbe anche la nascita di ricchi troppo ricchi."

Praticamente, un'altra Italia.

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Riccardo Bastianello