Anche Milano ha avuto il suo romanzo criminale
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Anche Milano ha avuto il suo romanzo criminale

Paolo Roversi torna in libreria con il secondo capitolo della saga dedicata alla malavita meneghina. E racconta una città che prima ancora di diventare "da bere" aveva già venduto l'anima al miglior offerente

Travolti da libri, lungometraggi, fiction e inchieste giudiziarie sull’epopea malavitosa di Roma, a quanto pare proseguita sino all’altro ieri, tendiamo a scordarci che anche Milano ha avuto il suo romanzo criminale. Lungo, sanguinoso, coreografico e non privo di fascino narrativo. A ricordarcelo ci pensa Paolo Roversi, volto noto ed eclettico del giallo italiano, che ha appena portato in libreria Solo il tempo di morire, secondo episodio di un dittico dedicato all’escalation malavitosa all’ombra della Madonnina (il primo, Milano criminale, è uscito nel 2011 per Rizzoli e oggi ristampato in edizione economica dalla stessa Marsilio).

In scena, questa volta, ci sono gli anni tra il 1972 e il 1984. Lo spaccato storico più rustico - quello in cui Milano sotto sotto tifava per i banditi della Ligera e il sogno di rivalsa dentro le casette zeppe di odori e storie aveva fattezze di gentiluomini alla Luciano Lutring - è ormai alle spalle, così come il boom economico. La città, non ancora pronta a diventare “da bere”, si accontenta di ruminare. Le rapine sono all’ordine del giorno, in strada ci si azzuffa tra eroina e bische a cielo aperto, nei salotti buoni ci si accorda con cocaina e squillo di lusso. A tenere insieme questi due universi paralleli, e soprattutto il fiume di denaro che muovono, pensano i tre protagonisti della storia: il Catanese, Faccia d’Angelo e il Bandito, ispirati rispettivamente ai boss Angelo Epaminonda e Francis Turatello e a Renato Vallanzasca. Gli snodi di trama e il passo narrativo sono quelli della fiction con forti venature noir, e Roversi palesa le sue frequentazioni con le sceneggiature televisive muovendo i personaggi come pedine su una scacchiera che va dalla Comasina ai Navigli.


Ciascuno coltiva i suoi sogni di grandezza piccolo borghese danzando sulle note dei tormentoni dell’epoca e muovendosi in una Milano romanzata ma fedelissima alla cupezza dell’originale, mentre intorno alle loro storie scorre la Storia: l’omicidio del commissario Calabresi, la morte di Feltrinelli, l’austerity, gli scioperi di massa, le Brigate Rosse, le stragi nere di piazza della Loggia e dell’Italicus.

Morti eccellenti come il commissario CalabresiFeltrinelliAldo Moro e Peppino Impastato si sovrappongono, nella trama e talvolta nelle origini, agli oltre 150 caduti nella faida per il controllo della città. Una città pronta, allora come oggi, a perdere i suoi residui d’innocenza e a vendersi al miglior offerente.


Paolo Roversi, Solo il tempo di morire

Marsilio, 2015

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Gianluca Ferraris

Giornalista, ha iniziato a scrivere di calcio e scommesse per lenire la frustrazione accumulata su entrambi i fronti. Non ha più smesso

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