Massimo Cotto, 'Rock Bazar: 575 storie rock'
Art cover, Marco Tonelli
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Massimo Cotto, 'Rock Bazar: 575 storie rock'

Provocazioni, eccessi, follie: la mitologia del rock in una costellazione di storie molto "radiofoniche".

La storia del rock è uno sfrangiato suq nelle cui botteghe verità e leggenda sono vendute insieme, come un colorato masala di spezie. Dalle mille e una notte dei suoi protagonisti pesca quotidianamente Massimo Cotto per allietare le notti degli ascoltatori di Virgin Radio. Ora finalmente Rock Bazar sbarca in libreria con le sembianze di un divertente, disordinato, eccitante, "infedele" racconto degli ultimi 60 anni di rock.

"Spero di morire prima di diventare vecchio", cantava a vent'anni Pete Townshend che invece per fortuna è ancora tra noi, mezzo sordo ma vivo e vegeto. Dite la verità, cosa provate quando le labbra di Mick Jagger sputano sul microfono, quando lo vedete correre su un palco mentre Keith aspira l'ennesima cicca sull'ennesimo riff in quattro quarti? Il piacere della nostalgia. Gli Stones sono icone di sé e di un'epoca in cui la provocazione era un modo di vivere e non di atteggiarsi. Quando le follie, come dice Cotto nel preludio, erano "una valvola di sfogo e non una miseria per mettersi in vetrina".

Quel tempo è racchiuso nelle 575 euforiche pillole di Rock Bazar, a riprova del motto coniato da Ian Dury nella celebre canzone del 1977: Sex & Drugs & Rock and Roll. Come tutti i miti, non tutti però furono a lieto fine. A partire dalla vita grama dello stesso Ian, vittima della poliomielite e poi stroncato da un cancro a 57 anni. In cima alle storie tragiche del rock c'è la maledizione del 27, gli anni che avevano Hendrix, Morrison, Joplin, Cobain quando si consegnarono alla leggenda. Ma anche il baratro della follia in cui precipitò Syd Barrett, fondatore dei Pink Floyd di cui si narrano qui alcuni leggendari avvistamenti. L'elettroshock subito in gioventù da Lou Reed. Le figlie di Joni Mitchell e Patti Smith date in adozione.

Le feste delle rockstar negli anni d'oro del rock contengono una miniera di aneddoti divertenti. Jim Morrison e Keith Moon sono fra i più assidui nelle pagine di Rock Bazar, assieme ad Aerosmith, Oasis e Red Hot Chili Peppers. Certo nessuno ha mai potuto eguagliare la classe dei Queen: si racconta di camerieri in livrea che accoglievano gli ospiti con vassoi ricolmi di cocaina e ragazze disponibili a prestazioni orali gratuite. E il cattivo gusto di Jimmy Page, protagonista del celebre Octopus Incident: secondo la leggenda avrebbe gettato in una piscina una piovra viva che un paio di groupies usarono per masturbarsi.

A proposito di animali, il rock bazar comprende uno zoo in cui artisti e una bizzarra fauna paiono condividere le stesse gabbie. Passi per i boa e gli altri rettili che eccitavano Alice Cooper e Slash. Ma cosa dire del gatto appeso alle palle di Pete Townshend? Dei vermi che Ian Curtis e i Joy Division sparpagliarono sul mixer dei Buzzcocks? Dello struzzo che aggredì Johnny Cash e dell'orso polare che un giorno del 1964 visitò il locale mentre stavano suonando gli Squires, gruppo di un ancora sconosciuto Neil Young? Dei pinguini che Pete Doherty e Kate Moss cibarono di hashish? Di Ozzy che sniffava le formiche e staccò la testa a un pipistrello con un morso?

L'ossessione per la nudità e le parti intime, per il sesso orale e le produzioni corporee di qualsiasi genere contraddistinguono la persistenza di una fase che Freud chiamerebbe pre-genitale. Niente di male, anche Dalì e Picasso non scherzavano ai loro tempi. Ma come potè venire ai Red Hot Chili Peppers un'idea come quella di salire sul palco nudi con dei calzini sull'uccello? O ad Alanis Morrisette di fasciarsi in un abito color carne con tanto di capezzoli e peli pubici finti? O a Grace Slick, durante un concerto dei Jefferson Airplane a New York, di togliersi maglietta e reggiseno per far smettere di piovere? O a Brian Eno, di fare i bisogni nell'Orinatoio di Duchamp al MoMa di New York?

Ci sono ampi stralci sui megaraduni di fine anni Sessanta, da Woodstock a Monterey fino al tragico epilogo di Altamont nel dicembre 1969. Meno noti sono alcuni aneddoti sulle "prime volte". Come quando i Police si presentarono negli Usa da perfetti sconosciuti e suonarono davanti a 6 persone. Tre dei quali, deejay, il giorno dopo avrebbero cominciato a trasmettere Roxanne in radio... O come quando il demo di un imberbe Jackson Browne, consigliato al suo manager da David Crosby, fu recuperato dal cestino della spazzatura dalla segretaria, attratta da quel viso carino. O ancora gli stentati esordi dei Genesis: "Scendete e offriteci da bere", disse una volta uno dei tre spettatori paganti.

E ci sono infine i leggendari aneddoti esoterici. Jim Morrison che beve sangue durante il rito neopagano del "matrimonio" con la sacerdotessa dell'occulto Patricia Kennealy. Dennis Wilson che accoglie in casa a sua insaputa le Bestie di Satana. La maledizione del Dirigibile, il famigerato Zeppelin Curse. I misteri demoniaci sulla copertina e nelle strofe di Hotel California degli Eagles. Fra i più curiosi c'è la storia (vera) legata al concerto dei Radiohead al Lazzaretto di Bergamo nel 2003: Jonny Greenwood durante The National Anthem armeggia come al solito con una radiolina a transistor per sintonizzarsi su una stazione a caso e dove incappa? Radio Maria.

Massimo Cotto
Rock Bazar
Vololibero
422 pp., 19,90 euro

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Michele Lauro