‘L’uomo che credeva di essere Riemann’, un thriller matematico
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‘L’uomo che credeva di essere Riemann’, un thriller matematico

Numeri e psicologia sono gli ingredienti del primo convincente romanzo di Stefania Pizzino

Un romanzo che sta fra psicologia e matematica. Un accostamento apparentemente insolito, ma che diventa un’alchimia molto interessante nel libro di Stefania Pizzino intitolato L’uomo che credeva di essere Riemann (Edizioni e/o).

La trama racconta la vicenda di Ernest Love, un matematico noto in tutto il mondo, che comincia a dare segni di squilibrio all’arrivo di una notizia eccezionale: la famosa ipotesi di Riemann, un problema matematico del XIX secolo incentrato sui numeri primi su cui generazioni di studiosi si sono arrovellate invano, sembra sia stata finalmente dimostrata. Lo shock che subisce Love è talmente intenso che si convince di essere a tutti gli effetti lui stesso Bernhad Riemann.

Uno psichiatra, il dottor Benedetti, voce narrante del romanzo di Stefania Pizzino, ci conduce lungo i suoi tentativi di scoprire cosa è successo nella mente di Love/Riemann. Passo dopo passo Benedetti, assoldato in questo compito da alcune figure particolarmente oscure, racconta gli incontri e le sedute con il matematico, che sembra davvero aver assunto una diversa identità. Un disturbo che ha dell’incredibile, quasi del paranormale.

La dimostrazione dell’ipotesi di Riemann in realtà è una bufala, si è trattato di uno scherzo proprio ai danni di Love. Ma il fatto che questi si sia immedesimato così tanto nel suo storico collega potrebbe forse portare davvero alla soluzione del problema, con risvolti molto profondi sulla società contemporanea. Lo spiega uno dei personaggi “ombra” che girano intorno alla vicenda, uno di quelli che hanno dato l’incarico al dottor Benedetti: “Sulla mancata dimostrazione dell’ipotesi di Riemann si basano tutti i sistemi crittografici attualmente in uso, in primo luogo quelli di pagamento sicuro, trasferimento di denaro, eccetera. La dimostrazione avrebbe un valore di portata inestimabile, e pertanto sarebbe indispensabile che rimanesse, come dire, in buone mani”.

L’uomo che credeva di essere Riemann è un romanzo dal ritmo veloce e intenso. Pagina dopo pagina si riesce a entrare con piacevole coinvolgimento nella trama e nella suspense che emana. Tutto questo nonostante molti siano i punti in cui il linguaggio utilizzato diventa particolarmente tecnico, soprattutto nelle descrizioni che fa Benedetti dei suoi sviluppi sul caso, o nei piccoli momenti di storia della matematica che si incontrano qua e là. Merito della convincente scrittura di Stefania Piazzino.

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Filippo Ferrari