I 10 libri più belli del secolo
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I 10 libri più belli del secolo

Dal Duemila a oggi, una lista del tutto personale dei libri che resteranno nella memoria di noi lettori

Libri, libri, libri: di carta o digitali, ogni mese siamo sommersi da nuove uscite. Eppure, in mezzo a tante storie, non è facile imbattersi in quelle in grado di dare voce alle parole che, da lettori, stiamo cercando: quelle che, come diceva Calvino, ci permettono di "trovare le proporzioni della vita" e che, dopo averle scoperte, ci auguriamo altri leggeranno, provando sensazioni intense come quelle che le pagine hanno trasmesso a noi. Ecco un elenco - del tutto personale e parziale - di 10 libri fondamentali tra quelli pubblicati dal 2000 in poi. Letti e "maturati" anno dopo anno. Partendo dall'ultimo, folgorante, appena terminato.

Martin Amis, Lionel Asbo (Jonathan Cape, 2012 - Einaudi, 2013). Sul Guardian è stato definito "un hamburger pieno di filetto di prima qualità": una descrizione perfetta. Lionel Asbo è il coatto per eccellenza, ignorante, cattivo, senza nessuna possibilità di riscatto. E' il degrado della società da cui non ci si può separare, perché ne facciamo parte tutti. Per fortuna c'è suo nipote Desmond, che utilizza la cultura e l'onestà come armi per andare avanti. Uno sguardo impietoso sull'Inghilterra di oggi, denso e illuminante, tanto feroce da risultare a tratti irresistibilmente comico. 

Alessandro Perissinotto, Le colpe dei padri (Piemme, 2013). Una storia sulla ricerca dell'identità: quella del protagonista e quella dell'Italia di ieri e di oggi, raccontate attraverso le vicende personali di un "figlio" della fabbrica - che non sa di esserlo - e quelle di una città, Torino, che - pur conoscendolo bene - ha dimenticato il proprio passato.

Jannifer Egan, Il tempo è un bastardo (Alfred A. Knopf, 2010 - Minimun Fax, 2011). Un romanzo-mondo, fatto da una serie di racconti che hanno personaggi indimenticabili. Al centro sempre gli stessi protagonisti, Bennie, un discografico, e Sasha, la sua assistente. Tra New York e San Francisco, gli anni Settanta e il futuro prossimo, i due danno vita a una storia generazionale indimenticabile, fatta "di riscatto, di nuovi inizi e seconde possibilità".

Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia  (Kodansha, 2002 - Einaudi, 2008). Amore, morte, soprusi, scoperte dell'io si amalgamo sullo sfondo di un mondo onirico e fiabesco, in cui ogni personaggio, seppur inconsciamente, segue la strada che lo porterà a compiere il proprio destino. Puro "stile Murakami", ideale per staccarsi dal presente ed entrare in un'altra dimensione.

Roberto Bolano, 2666 (Anagrama, 2004 - Adelphi, 2007). Un'opera colossale di più di mille pagine, fatta di tante storie incastrate in una trama confusa. Leggendo le parole dello scrittore cileno si entra in una dimensione del linguaggio che ricorda lo stile di Carlo Emilio Gadda. Si rimane ipnotizzati dal racconto a tal punto che alla fine non importa più neanche capire come vada a finire l'intricata vicenda. La descrizione del Male, quello vero, è insuperabile.

Kazuo Ishiguro, Non lasciarmi (Faber and Faber, 2005 - Einaudi, 2007). Quattro atti, a cui appartengono altrettante fasi della vita, ambientati in un mondo fantastico, ma tanto credibile da sembrare reale. Ishiguro narra la storia di tre ragazzi molto particolari, scavando nel profondo della condizione umana e del senso della vita. Perfetto nella narrazione, disarmante e definitivo nella conclusione.

Antonia Arslan, La masseria delle allodole (Rizzoli, 2004). L'eccidio degli armeni all'inizio della prima Guerra mondiale viene raccontato ricostruendo ricordi di famiglia e storie inventate. Gli accenti epici si mescolano a situazioni crudeli e reali, in una storia che resta nella mente.

Melania Mazzucco, Vita (Rizzoli, 2003). 12 aprile 1903. Diamante e Vita Mazzucco sbarcano a Ellis Island, New York. Sono due ragazzini di nove e undici anni. Melania, la nipote, cento anni dopo ricostruisce le loro vicende, fondendo ricordi e fantasia. Un affresco ricco e affascinante di un periodo di storia che ha coinvolto tanti italiani, quando gli emigrati eravamo noi.

Jonathan Franzen, Le correzioni (Farrar, Straus and Giroux, 2000 - Einaudi, 2001). Il libro più intenso e genuino di Jonathan Franzen. La società americana è colta nelle sue distorsioni, vista attraverso la lente cinica e implacabile dello scrittore. Più che in Libertà, qui Franzen ci fa sentire tutti protagonisti, colpevoli delle nostre manie e vittime solo in parte consapevoli della società in cui siamo cresciuti.

Philip Roth, La macchia umana (Houghton Mifflin, 2000 - Einaudi, 2001). Ambientata nel 1998, la storia del Professor Coleman Silk porta in primo piano il tema del razzismo e degli errori umani che si possono commettere nel giudicare con le armi del perbenismo e del politically correct chi ci è vicino. Bello e profondo, capace di farci specchiare nei personaggi come solo la scrittura di Philip Roth sa fare.

@antotris

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Antonella Sbriccoli