I libri più belli del 2013: sport
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I libri più belli del 2013: sport

Tra autobiografie (a partire da quella di Tyson), romanzi e racconti, i 10 migliori volumi dell'anno per chi ama leggere di campioni e non

Autobiografie

 - "True. La mia storia", di Mike Tyson (Piemme). Arrivato a 47 anni con il volto e l'anima segnati dalle cicatrici, Mike Tyson racconta la sua vita: dall'infanzia più che difficile alla prima esperienza in carcere che segnò da ragazzo il fortunato incontro con la boxe; dai trionfi sul ring che l'hanno reso temporaneamente ricco e per sempre famoso agli errori che l'hanno ributtato in carcere prima del gong. Senza però mai spegnere una voglia di riscatto che magari non ha sempre trovato la giusta via di sfogo, ma che l'ha reso l'ultimo vero grande mito del pugilato. E un uomo, come scrive lo stesso Tyson, "diventato vecchio troppo presto e intelligente troppo tardi".

- "Giocare da uomo", di Javier Zanetti e Gianni Riotta (Mondadori). Adorato dai tifosi interisti e rispettato da tutti gli altri, come accade solo a chi è un campione dentro e fuori dal campo: questo è Javier Zanetti, che affida alla penna di Gianni Riotta il racconto di una carriera fantastica non solo per i successi, ma anche e soprattutto per come è stata condotta. Un libro che è una lezione di etica applicata al calcio.

- "Oltre. Nelle pieghe della mia vita", di Max Biaggi e Paolo Scalera (Rizzoli). La promessa del titolo è senz'altro mantenuta: appeso il casco al chiodo, il quattro volte campione mondiale della 250 e due volte campione mondiale della Superbike si racconta senza zone d'ombra dentro e fuori la pista. Mantenendo vivo anche in queste pagine il sano ma pure polemico antagonismo con quello che è stato per anni il suo acerrimo rivale, ovvero Valentino Rossi.

Romanzi

 - "Heartland", di Anthony Cartwright (66th and second). Inghilterra-Argentina ai Mondiali del 2002, ma anche un derby di periferia a Cinderheath, un inventato distretto dell'invece realissima Dudley, nelle siderurgiche West Midlands, dove Bob (insegnante di sostegno in una scuola ad alto tasso di studenti problematici) sta giocando i supplementari di una carriera da calciatore professionista finita anzitempo. Un romanzo tra calcio e disagio sociale di cui potete scoprire di più cliccando qui .

- "I mastini di Dallas", di Peter Gent (66th and second). Scritto da un ex star dei Dallas Cowboys e pubblicato 30 anni fa negli States con un immediato seguito di polemiche, questo romanzo racconta l'altra faccia del football americano, in cui i valori dello sport vengono pesantemente e ripetutamente travolti da un mix di sesso, alcol e droghe. Con uno stile duro tanto quanto gli scontri in campo, Gent racconta la "settimana-tipo" di una squadra - i suoi Dallas Cowboys, appunto – senza risparmiare alcun colpo proibito. Ma anche senza mai negare la magia del trovarsi a giocare davanti a decine di migliaia di spettatori in attesa di un tuo touch-down. La recensione completa cliccando qui .

- "I fantasmi dell'Arena", di Matteo Lunardini (Milieu). Ruggero Casilopidis, detto "il Zappa" per i baffi all'ingiù e la mosca al centro del mento, non è greco ma milanese doc. E soprattutto è un investigatore con anni di esperienza (e un'esperienza da dimenticare negli anni di piombo), che si trova a indagare tra le mura dell'Arena, dove si trova per caso in occasione della premiazione dello "Sportivo dell'anno" e dove viene avvicinato da una ragazza che sarà ritrovata poco dopo cadavere... Il resto, come si addice ai migliori gialli, è da leggere tutto d'un fiato: alla scoperta dell'assassino, ma anche di tutte le storie e leggende legate allo storico impianto sportivo di Milano.

Storie di... vittorie

 - "Il Toro non può perdere", di Eraldo Pecci (Rizzoli). Lo scudetto del Torino nella stagione 1975-1976 raccontato direttamente da uno dei protagonisti tra segreti di spogliatoio e aneddoti a tutto tondo che riguardano non solo i compagni, ma anche i dirigenti e tanti tifosi che hanno vissuto direttamente a fianco della squadra una stagione meravigliosa. Un racconto, sempre intelligente e molto spesso ironico, di un calcio non preistorico ma ormai certo d'altri tempi, capace di divertire e commuovere non solo i tifosi del Torino.

- "Scarpette rosse", di Werther Pedrazzi (Limina). La storia dell'Olimpia Milano, visti i 25 scudetti, è anche la storia della pallacanestro italiana: quella che Werther Pedrazzi, prima firma del basket per Il Corriere della Sera, ha voluto raccontare tra ricerche d'archivio e ricordi in presa diretta, con l'obiettivo (decisamente raggiunto) di attrarre non solo i tifosi milanesi e nemmeno i soli appassionati di basket, ma tutti gli amanti di storie (vincenti) dello sport. L'intervista all'autore cliccando qui .

Varia

- "Walter Bonatti. Il fratello che non sapevo di avere", di Reinhold Messner con Sandro Filippini. Due grandi dell'alpinismo, uniti dalla stima reciproca e dall'appartenenza all'alpinismo tradizionale (nel senso di "umano"), che però si incontrano per la prima volta solo nel 2004. E a quell'incontro ne seguiranno altri, in cui scopriranno una serie di affinità e di parallelismi (incluse le ingiuste accuse, sconfessate solo dopo anni di lotta, per fatti accaduti ad alta quota) che Reinhold racconta ora in queste pagine come ultimo omaggio al "fratello" Walter.

 - "Il portiere", di Jonathan Wilson (Isbn edizioni). Il più unico dei ruoli in campo, sempre in bilico tra la figura dell'eroe e quella del condannato alla pubblica gogna, è qui poliedricamente raccontato attraverso i suoi migliori interpreti d'ogni epoca: da Ricardo Zamora a Moacir Barbosa, da Lev Yashin a Gordon Banks e Peter Shilton, da Thomas N'Kono a René Higuita, da Gianluigi Buffon a Iker Casillas e tanti altri ancora. Con la prefazione di un altro grandissimo n°1 quale Dino Zoff.

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Paolo Corio