Genio sregolato, esule dall’Unione Sovietica, omosessuale perseguitato, il pianista Egorov troverà la fama nel libero Occidente ma non le sue radici. Sotto il brillante talento cova la fragilità dell’uomo, la nostalgia della patria e degli affetti per sempre perduti. In copertina, l’assenza, l’esilio e la continua precarietà vengono raccontate da una sedia in una stanza spoglia, davanti un pianoforte impolverato. Non sappiamo se la casa sia abitata, né se il pianista sia morto, fuggito o solo fuori dalla nostra vista. Resta solo il silenzio, un pianoforte, e una sedia su cui nessuno siederà più a suonare.