L’amante giapponese di Isabel Allende
Feltrinelli
Lifestyle

'L’amante giapponese' di Isabel Allende. La recensione

La potenza dell’amore in grado di cambiare i destini

Intenso come solo le saghe familiari dell’Allende sanno essere. Denso di particolari come la scrittura dell’autrice cilena ci ha viziati. Permeato dagli spiriti che sin dal suo primo riconosciuto capolavoro l’hanno osannata ed elevata a superba scrittrice.

L’amante giapponese (Feltrinelli) è indubbiamente meraviglioso. Questa è la prima doverosa segnalazione da fare. A cui occorre aggiungere che iniziare la sua lettura equivale ad intraprendere un viaggio nel tempo. Mettersi comodi e leggere le vite di Alma e Irina, le due protagoniste, arricchirà ognuno dei suoi lettori.

L’Allende ambienta la sua storia in una casa di risposo decisamente atipica: Lark House è infatti deputata ad essere l’ultimo luogo in cui più o meno arzilli anziani decidono di trascorrere l’ultima fase della loro vita. Almeno è quanto decide Alma Belasco, che lascia di sua spontanea volontà e come una forma di penitenza la casa di famiglia sulla baia di San Francisco, Sea Cliff.
Solo alla fine capiremo il vero motivo che l’ha spinta.

Irina invece approda a Lark House per cercare un lavoro, l’ennesimo che le permetterà di allontanarsi dal suo passato. Per andare avanti e ricominciare allo stesso tempo.
Solo verso la fine conosceremo nel dettaglio la sua storia.

Il romanzo sembra iniziare attraverso il racconto di tante altre storie, vite, anime che, come nella vita, entrano e dopo un breve momento spariscono, quasi senza lasciare traccia. Solo ad un dato momento intraprende la sua strada, come accade quando due persone si incontrano e decidono di percorrere il cammino insieme. E la storia inizia.

Ecco quindi che Alma chiede ad Irina di farle da segretaria per riordinare le sue memorie prima che sia troppo tardi. A dare testimonianza scritta della grandiosità della sua vita, il nipote di Alma, Seth. Che da subito si innamora dell’algida Irina. Un corteggiamento lungo anni e distante.

Attraverso fotografie, dipinti e lettere, leggiamo del grande amore di Alma Belasco per Ichimei Fukuda, bambino giapponese approdato a San Francisco con la famiglia prima dell’attacco a Pearl Harbour. In seguito al quale tutti gli appartenenti alla razza nipponica furono rastrellati e condotti nei campi di lavoro per anni.
Così come furono condotti via i genitori di Alma dal ghetto di Varsavia. Da cui non fecero ritorno.

Seguiamo la storia della famiglia Fukuda e di tutti gli altri connazionali alle prese con le privazioni e la convivenza forzata lontano da quella che credevano “casa”. Leggiamo di come fosse impensabile un amore alla luce del sole tra appartenenti a razze differenti.
Perché Alma ed Ichimei si amano sin da bambini, per ritrovarsi adulti. Ne seguiamo le vite, quella artistica e ricca di lei, quella umile e dedita al dovere di lui.

L’Allende tratteggia delicatamente la storia di una donna attraverso gli anni di forti cambiamenti culturali e sociali. Quegli anni in cui tanto accade e tutto cambia. Dall’Alma bambina spaesata che approda al porto di un continente nuovo e diverso, all’inizio della sua nuova vita lontana dal calore della sua famiglia. Per ritrovarsi poi circondata da un amore nuovo e salva dagli orrori della guerra.

Alma e Ichimei andranno avanti, apparentemente ognuno seguendo una strada diversa, anche se il destino ha in serbo per loro il vero amore, quello che si incontra una sola volta nella vita. Quello che si alimenta nonostante tutto.

Dall’altra parte Irina e Seth si addentrano nella conoscenza di particolari di tutta una vita che li avvicina sempre di più. Perché tutti hanno il diritto di essere felici.

(…) Tutti nasciamo felici. Lungo la strada la vita ci si sporca, ma possiamo pulirla. La felicità non è esuberante né chiassosa, come il piacere o l’allegria. È silenziosa, tranquilla, dolce, è uno stato intimo di soddisfazione che inizia dal voler bene a se stessi.

La matriarca dei Belasco svela poco alla volta tutti i segreti che la attanagliano salvo liberarsene totalmente per diventare lieve come una piuma. Sollevata e accompagnata dall’amore e dalla passione, forze irrinunciabili di un cuore umano.

Amo l’Allende, l’amo sin dalle prime pagine di La casa degli spiriti. Qui l’ho letta diversa, mi ci è voluto del tempo per affezionarmi a questi suoi nuovi personaggi e alla sua scrittura così densa. Salvo poi comprendere che tutti noi cambiamo, lo facciamo impercettibilmente o in maniera più evidente. L’Allende in questo caso specifico è andata avanti e ha trovato un nuovo modo per raccontare la storia di una vita.

L’amante giapponese
di Isabel Allende
Feltrinelli, 2015
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Valeria Merlini

Nasco ariete, cresco caparbia maturo risorgendo. “Ho capito che sei una fenice, rinata dalle tue stesse ceneri e per far questo ci vuole una grande forza d'animo, chapeau Vale”. Un’insospettabile (donna) mi ha scritto queste parole. E allora ho capito, una volta di più, che si può mollare tutto e ricominciare. Inizio allora a leggere. Poi a scrivere. Poi ancora a leggere e a scrivere. Via così. Mai fermarsi. Mai accontentarsi. Lamentarsi sempre. Una lettera mirata ha fatto sì che finissi nel posto giusto. Panorama.it. Questo. Una sfumatura (anzi tre, quelle del grigio, del nero e del rosso per la precisione) mi hanno relegata nel mondo del Sexy&Co., fatto di pizzi e mascherine, di frustini e di latex, di sex toys e sexy boys. Libri erotici? Il mio pane (e ho detto pane!) quotidiano.

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