Qualcosa di travolgente: "La notte inglese" di Arturo Cattaneo
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Qualcosa di travolgente: "La notte inglese" di Arturo Cattaneo

Tutto in una notte: storia e storie di formazione nella cornice di un college di Cambridge

Sit down, relax and prepare yourself to enjoy an evening with...: per presentare un libro così intriso di sensibilità anglosassone mi vengono in mente le parole con cui Ian Anderson introduceva negli anni Settanta i mitici concerti dei Jethro Tull. Allora follow me boys, una di queste notti versatevi un bicchiere di Porto (lasciando la bottiglia nei paraggi), mettete in sottofondo un album rigorosamente seventies e affondate le terga sulla chaise longue, pronti a un afterhours molto particolare in compagnia de La notte inglese.

Il professor Arturo Cattaneo offre viaggi nel tempo. Ci vediamo a settembre - il suo primo romanzo divenuto a Milano un cult capace di aprirgli le porte di Mondadori - era una madeleine liceale. Dal ginnasio alla maturità a cavallo del '68: con il grandangolo del ricordo involontario scattava l'istantanea di un'epoca e nell'epopea minima dei suoi protagonisti molti ritrovarono un frammento di gioventù. La notte inglese è un imprevedibile sequel ambientato fra le mura del St. Andrews, rinomato college di Cambridge.

Dopo la maturità, Riccardo ha deciso di mollare una famiglia complicata e proseguire gli studi in Inghilterra, "conchiglia di un mondo di suoni e parole magici". A parte qualche breve flashback sulla passata vita milanese, La notte inglese si dipana - coraggiosamente - nell'unità di tempo del Society Night Dinner, la rituale cena di gala del St. Andrews. Formalità e trasgressione si danno appuntamento alle sette nel grande salone, tra verdi prati e tendoni damascati, grumi di ragazzi eleganti e pronti a scrollarsi di dosso cravatte e inibizioni, tavoli sontuosamente apparecchiati e misteriose stanze dove il sesso, invisibilmente, già occupa ogni spazio.

È il climax alcolico a scandire il ritmo della trasgressione e i capitoli stessi del libro: Sherry, Red wine, Port and Madeira, High spirits e Milk, l'ultimo atto all'alba del giorno nuovo. Riccardo va in scena recitando il latin lover brillante e sfuggente, dissimulando nel vino l'ansia per un segreto che non può rivelare. Intanto il gioco collettivo si fa sempre più impaziente e discinto, sensuale e inquieto. Il gioco dell'amore a vent'anni è fatto di reciproci inseguimenti mentali e fisici. Un gioco esaltante e tormentato, dagli esiti incerti e a volte drammatici.

Fra gli amici di Riccardo c'è chi ha saputo accettare la propria identità (maschile, femminile, laica, credente, gay, etero) ma anche chi è crollato e ha tentato di annientarsi. Eppure potrebbe essere semplice semplice, come cantavano Crosby, Stills, Nash & Young. Se non puoi stare con la donna che ami, love the one you're with, ama chi ti sta accanto. Ce la farà Riccardo a dismettere i panni del narciso per entrare nell'età adulta?

È bello La notte inglese perché è pieno di belle frasi in inglese. Molte, come avrete capito, sono tratte dalla colonna sonora della serata e di un'intera generazione - Dylan, Beatles, Bowie, Cohen, Lou Reed. Arturo Cattaneo, docente di letteratura inglese alla Cattolica di Milano, mescola le sue passioni in una fiction piena di riferimenti musicali. I classici del rock sono il modo dolce per imparare l'inglese, cullati dalla sua musicalità. Un gioco così appassionante che per alcuni si è trasformato in lavoro.

La forza emotiva del racconto, il viaggio inteso come introspezione, il bisogno disperato di conoscere sé stessi, il collage postmoderno di riferimenti dotti e pop, il ritmo e il sound del parlato all'interno di un quadro narrativo di raro equilibrio, l'empatia con i riti, la mitologia e l'immaginario studentesco: per questa sensibilità Cattaneo, come tanti, è debitore a Pier Vittorio Tondelli e ai suoi Altri libertini . Le cui avventure nel primo capitolo della raccolta, Postoristoro, si svolgevano guarda caso tutte in una notte.

It makes no difference. In fondo la vita dopo il college, dopo l'ubriacatura alla boa dei vent'anni, somiglia sempre al mattino dopo. Quel mattino che a guardarsi nello specchio si fatica a riconoscersi, confusi dall'hangover. E si resta così anche alla fine del libro: "una coscienza torpida sensualmente aggrappata alle immagini della notte precedente".

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Michele Lauro