Kari Hotakainen: 'Sto con i perdenti e me la rido'
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Kari Hotakainen: 'Sto con i perdenti e me la rido'

Lo scrittore racconta i reietti della perfetta società finlandese. Senza però prenderli troppo sul serio

di Jacopo Guerriero

Allo specchio della crisi sorride e di etichette non ne vuole. Narratore di condizioni e contesti, di moloch della vita quotidiana per la «white trash», il popolo bianco ed europeo proletarizzato all’alba del Terzo millennio. E però: classe 1957, Kari Hotakainen, che scrive romanzi e scende da una terra di ghiacci, la Finlandia, si fa fatica a non presentarlo come il classico dei nostri giorni. Umorista e scrittore affilato, sa cos’è il ridicolo, gioca con gli scacchi dei saperi, la delusione delle verità imposte. È caso letterario: la casa editrice Iperborea pubblica ora Un pezzo d’uomo (306 pagine, 17 euro) e prima erano venuti Via della trincea, meravigliosa epica di un "perdentista" nella parola di Paolo Nori (uno che se ne intende), e Colpi al cuore, il romanzo dello stralunato remake del Padrino, girato questa volta in Finlandia. Protagonisti sempre gli ultimi, ex ribelli, mariti o padri utopisti che dal sogno socialdemocratico di una società a prova di male sono rimasti esclusi. Come, in questo nuovo libro, è del resto accaduto a Helena, Pekka, Maija, nati da Salme, anziana di principi saldi, che pure a uno scrittore per pochi spiccioli racconta di sé e dei suoi figli. Inurbati, annichiliti, perduti dai lavori di terziario avanzato. Si ride ma il male oscuro è tra noi e l’impensabile, l’osceno, faranno irruzione nel romanzo.

Hotakainen, di lei si è detto che scrive commedie umane nell’età della Nokia. Accetta o rifiuta la definizione?
Mentre scrivo non mi chiedo mai se sono alle prese con una commedia, una tragedia o una parodia. Se come scrittore mi soffermassi su uno di questi termini, durante il processo di scrittura, non andrei da nessuna parte. Mi piace pensare che siano i lettori a decidere tutto e io sono felice di non esserci durante la lettura del libro.

Quindi?
Scrivo e descrivo ciò che vedo e sento quando guardo il mio paese attraverso gli occhi dei miei personaggi. E sì, c’è una specie di tristezza in loro. E per me non è difficile riderne.

Non è una questione locale. Ci si diverte per il loro essere irrisolti.
I miei personaggi sono variazioni, variabili impazzite. Scrivo della gente che incontro, di film, di musica. Cerco di dare vita a caratteri sempre doppi, saggi e semplici allo stesso tempo. Quasi sempre nei miei libri ci sono persone poco emancipate culturalmente ma che conoscono bene la vita di ogni giorno.

Autobiografismo?
Sì. Anche io mi sono spostato dalla campagna all’unica grande città della Finlandia, Helsinki. Certo anche per questo i miei personaggi sono combinazioni sociali che uniscono il paese che siamo a quello che siamo stati. Sono creature freak, sempre tra il silenzio e un loro parlare troppo rumoroso ai famosi telefonini Nokia.

Cosa rimane del tanto celebre modello di sviluppo socialdemocratico? Lei ci scherza...
Forse non riesco a vedere chiaramente tutte le belle cose che discendono da questo modello proprio perché sto vivendo in mezzo a esse (ride). Certo che sono orgoglioso del nostro stato sociale, ma mi sembra giusto anche provare a dire con esattezza quanto (troppo) rapidamente lo stato della Finlandia si sia sviluppato. Abbiamo ottenuto la nostra indipendenza nel 1917 e ora abbiamo tutto, quasi tutto. La nostra crescita è stata fin troppo furiosa e rapida. A volte ho la sensazione che noi, gente comune, non abbiamo tenuto il passo.

Sicuramente è quello che è capitato a Pekka, l’eroe del suo ultimo romanzo: un reietto.
Infatti Pekka è al tempo stesso un eroe e una vittima, come molti ai nostri giorni. Ha perso quasi tutto ma non lo ammette. Trovo molto interessante cercare di descrivere una persona che, per così dire, è fuori dalla società ma che prova comunque a tornare indietro, a restare aggrappato.

Lei è un fan di Buster Keaton...
Che trovo molto affascinante per gli stessi motivi di Pekka: Buster è sempre in una pessima situazione, ma ogni volta prova a ritornare a ciò che ha perduto: la fidanzata, il treno, il lavoro, l’auto, qualunque cosa. E, naturalmente, sempre in silenzio. Buster non parla proprio come tante persone in Finlandia.

Lei è anche autore di un’ideale triade di romanzi dedicati alle virtù cristiane. Scelta di fede o gusto del paradosso?
Sono interessato ai miti e al cristianesimo. Credo che uno debba sapere qualcosa sulla storia delle religioni, come si conosce la storia dell’Europa o di Israele. Soprattutto (ed è cosa che si dimentica troppo spesso) la Bibbia è un ottimo serbatoio di buone storie.

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