James Joyce spiegato da 5 grandi autori
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James Joyce spiegato da 5 grandi autori

Da Nabokov a Zadie Smith, alcuni grandi autori dichiarano il loro debito al grande scrittore irlandese

In occasione della nascita di James Joyce (2 febbraio 1882), abbiamo pensato a un tributo speciale, fatto da grandi autori più che da noi stessi. Spulciando la Rete abbiamo trovato le dichiarazioni di cinque grandi autori del presente e del passato che, come praticamente tutti gli scrittori della terra, devono molto al genio irlandese.

Cormac McCarthy
L'ultimo grande autore americano deve la sua ossessione per la punteggiatura a Joyce. Ha dichiarato: “Joyce è un buon modello nell'uso della punteggiatura. La mantiene al minimo assoluto. Non c'è motivo di macchiare la pagina con tutti quei puntini. Se scrivi in modo corretto, la punteggiatura non ti dovrebbe servire.”

T.S. Eliot
Il poeta e drammaturgo premio Nobel nel 1948 dichiara così il suo tributo al grande irlandese:
“Considero l'Ulisse la più importante espressione dei nostri tempi: è un libro con cui siamo tutti indebitati e da cui nessuno di noi può scappare”.

Vladimir Nabokov
L'autore di Lolita , che non aveva apprezzato Finnegan's Wake, parla dell'Ulisse spiegando che “Il momento in cui Bloom porta Molly a colazione è uno dei grandi momenti della letteratura mondiale”.

Martin Amis
Curiosa la visione dello scrittore inglese, che definisce Joyce “un grande genio senza talento benedetto da un tocco squisito, e una sensibilità sontuosa”.

Zadie Smith
Un'altra autrice contemporanea esprime tutto il suo debito verso Joyce come maestro del realismo: “Ogni cosa che faccio è un tentativo di avvicinarmi al reale […] e più ti avvicini alla realtà, più bizzarra essa dovrà sembrare sulla pagina. Per me Joyce è il realista definitivo perché tenta di trasmettere il feeling dell'esperienza. E ha scoperto che è una cosa talmente idiosincratica che per farlo ha inventato un nuovo linguaggio.”

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Martino De Mori