Isaac Asimov spiega le origini della creatività
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Isaac Asimov spiega le origini della creatività

In un saggio inedito il maestro della fantascienza chiarisce i meccanismi alla base delle buone idee e della genialità

Da dove arrivano le idee? Come si formano quei guizzi mentali che danno vita a opere indimenticabili o a grandi scoperte? Sono domande per le quali in tanti hanno provato e tentano ancora di trovare una risposta. Uno di questi fu Isaac Asimov, prolifico scrittore e padre di capolavori della fantascienza come Io, robot e Il ciclo delle Fondazioni.

Dalla sua enorme produzione, composta da circa 500 titoli, tra romanzi e opere di divulgazione scientifica, è recentemente emerso un saggio datato 1959, finora mai pubblicato. La scoperta è arrivata grazie alla MIT Technology Review, rivista della celebre università americana.

Si tratta di un brevissimo trattato in cui Asimov investiga la questione dell’origine delle idee, cercando lo spunto dalla teoria dell’evoluzione di Darwin. A grandi linee l’autore segue questo ragionamento: lo sviluppo della creatività e dell’ingegno, e quindi di nuove idee, non è altro che un’altra faccia del processo evolutivo. La prosecuzione e il miglioramento della specie non è dato solo da persone con un buon background in un particolare campo o con caratteristiche fisiche vantaggiose, ma anche da individui capaci di effettuare connessioni tra un elemento x e uno y che in apparenza non sembrano essere collegati minimamente.

Lo scritto, liberamente consultabile sul sito della MIT Technology Review, è introdotto da una breve presentazione di Arthur Obermayer, scienziato e amico di Asimov. Ci dice come nel 1959 una squadra di ricerca venne creata per sviluppare nuovi sistemi di difesa missilistica contro gli attacchi nucleari. Obermayer invitò il suo amico scrittore a collaborare al progetto. Dopo pochi incontri, Asimov decise di abbandonare, per evitare di accedere a troppe informazioni classificate (che avrebbero limitato la sua libertà di espressione). Ma prima di andarsene lasciò appunto questo piccolo saggio riguardante i processi creativi, come una sorta di utile commiato.

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Andrea Bressa