Guido Mattioni, "Soltanto il cielo non ha confini"
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Guido Mattioni, "Soltanto il cielo non ha confini"

Da Surco-en-el-Suelo agli States. Due ragazzi scappano dai campi di fagioli del Messico. Troveranno l’America?

Ci sono un fotoreporter in perenne spleen, due gemelli messicani divisi dalla “Merica”, uno stagista in cerca di gloria, un malavitoso che traffica immigrati sul confine, un paio di poliziotti accidiosi, un piccolo fazendero pieno di saggezza e tanti altri personaggi sullo sfondo di El Paso, città americana catafratta da un destino crudele: essere allo stesso tempo meta ambita e luogo di soporosa infelicità.

A un terra che consuma anche gli ultimi scampoli di ingenuità riproducendo sistematicamente le proprie arbitrarie divisioni – di cui la Frontera tra Messico e Stati Uniti è ingrediente reale ma anche simbolico – si oppone idealmente l’azzurro del cielo, monocromo e limpido. Soltanto il cielo non ha confini è il secondo romanzo di Guido Mattioni, che della sua brillante carriera giornalistica ha conservato lo sguardo asciutto, arricchendone però nello stesso tempo la visuale: pagina dopo pagina, la cronaca cede il passo alla poetica.

Vale la pena qui sottolineare che il primo libro di Mattioni, Ascoltavo le maree, è giunto alla quarta edizione.

Il nodo centrale di “Solo il cielo non ha confini” – senza togliere al lettore il gusto della scoperta - ruota attorno alla doppia metamorfosi che colpisce due ragazzi messicani, gemelli alla nascita ma destinati a una divaricazione quasi tolstojana tra il bene e il male. Come, perché e dove è esattamente il cuore del racconto, che ha il ritmo incalzante di un Henry Butler – giornalista di provincia in cerca di redenzione – ma nessuna affettazione da thriller. È il grande merito di Guido Mattioni: scrivere con grazia naturale anche “una vicenda di confine e di confini”. Un tema che, a ben vedere, è sull’agenda politica di tutto l’Occidente.

Guido Mattioni, Soltanto il cielo non ha confini , Ink Edizioni

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Gabriella Piroli