Fumetti: intervista a Zerocalcare
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Fumetti: intervista a Zerocalcare

Qualche domanda all'autore del fortunato "La profezia dell'armadillo" e dell'attesissimo "Un polpo alla gola"

Cinque edizioni in bianco e nero autoprodotte e due a colori per Bao Publishing de "La profezia dell'armadillo" e l'imminente "Un polpo alla gola" già tra i primi dieci bestseller su Amazon Italia (e "La profezia..." poco più in là, tra i primi venti). Non è un'esagerazione definire quello di Zerocalcare, al secolo Michele Rech, un piccolo caso editoriale nel panorama fumettistico italiano.

L'ho contattato per fargli qualche domanda, per presentarlo come autore e parlare della sua formazione e dei suoi lavori a fumetti.

Chi è Zerocalcare?

È un ventottenne cresciuto nei centri sociali che per campare fa le ripetizioni e le traduzioni e per divertimento pubblica con cadenza più o meno quindicinale delle storielle sul suo blog.

Quali fumetti e autori ama? Quali lo hanno influenzato?

È stato influenzato da tutto nel corso degli anni, anzi, ha provato a copiare tutto, anche se con scarso successo. I più importanti nell'ordine di apparizione: Topolino di Cavazzano e Mastantuono, Cattivik e Lupo Alberto di Silver, Dragonball e Ushio & Tora, l'Uomo Ragno di Mc Farlane e Erik Larsen, Ratman di Ortolani, Tank Girl di Hewlett, Calvin & Hobbes di Watterson... le cose più belle che ho letto negli ultimi anni però sono sicuramente i due volumi de "Lo scontro quotidiano" di Larcenet, "I kill giants" di Kelly & Niimura, "La mia vita disegnata male" di Gipi e un po' di blog a fumetti francesi che mi fanno molto ridere.

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Come è nato "La profezia dell'armadillo"?

È nato come un progetto un po' vago, di mettere insieme delle storie brevi divertenti che lette tutte insieme andassero a comporre un quadro un po' piu ampio, che ripercorresse la mia vita ed il mio rapporto con una mia amica scomparsa alcuni anni fa, raccontando anche un pezzo della mia generazione oltre alla stretta autobiografia. Le prime tavole erano pure finite in finale di un Lucca Comic Contest, ma evidentemente non avevano convinto la giuria, e non avevo più avuto la spinta per andare avanti. Poi Makkox mi ha messo il turbo, proponendosi di stamparlo e credendoci sicuramente più di me.

Pubblichi storie e disegni già da diversi anni. Quanto è stata importante l'esperienza della rivista "Il Canemucco", dove Makkox ha pubblicato alcuni tuoi racconti?

Importantissima per due motivi: primo, l'incontro con Makkox, che oltre ad essere uno che mi fa un sacco ridere è quello che ha reso materialmente possibile tutto 'sto carrozzone. Prima mi ha convinto a finire "La profezia...", poi l'ha stampato, poi mi ha aperto il blog, poi mi ha convinto a lavorarci... Secondo, è stato il primo spazio dove ho provato a disegnare delle storie che non fossero strettamente politiche e/o militanti. Io vengo dall'universo degli spazi occupati ed autogestiti e fino ad allora avevo prodotto quasi esclusivamente cose per quel circuito. Che tuttora è la mia famiglia, [altrimenti] poi pare che c'è stata una cesura, non è così. Ma il Canemucco è stato un modo per provare a raccontare le cose con un taglio diverso.

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Come mai hai deciso per una versione con la Bao Publishing? Di chi è stata l'idea di farla a colori? Proseguirai con le tirature in bianco e nero?

Per quanto l'autoproduzione (assistita, nel senso che l'ha autoprodotto Makkox....) sia appagante, per me era diventato impossibile andare a prendere i fumetti in tipografia perdendo 9 punti della patenti su una superstrada con il limite a 70km/h e un autovelox ogni 10 metri, incollarmi le casse su per le scale di casa mia senza ascensore, portarli alle librerie, tenere i conti delle copie lasciate in contovendita, stavo diventando matto. Era proprio un'esigenza quella di appoggiarmi ad una casa editrice. E avendo la possibilità di scegliere, avrei scelto senz'altro la Bao se non altro perché è la casa editrice che pubblica i fumetti che vorrei leggere. Praticamente tutti gli ultimi titoli che avevo comprato erano loro. Quindi quando mi hanno proposto di stamparlo, con un'edizione a colori che però rispettasse il carattere minimal della storia, sono stato contentissimo. Della tiratura in bianco e nero avanzano ancora un po' di copie, in modo che chi preferisce quella può ancora procurarsela per qualche tempo, ma ormai è diventato evidentemente più facile per tutti trovare l'edizione a colori che ha una distribuzione decente e non necessita di cacce al tesoro per procurarsela...

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Tra un paio di settimane esce "Un polpo alla gola" , sempre edito dalla Bao. Ci puoi anticipare qualcosa? Che differenze ci sono rispetto al precedente?

Posso dire che è un esperimento per me. Una storia lunga, quasi 190 pagine, senza essere spezzettata in storielle. Una storia unica divisa in tre atti in cui cerco di mescolare toni buffi con una vicenda vagamente mistery. Inoltre è forse la prima volta che non sono completamente autobiografico. Sono partito da una situazione autobiografica, cercando di rimanere ancorato alla mia esperienza personale per quanto riguarda la descrizione delle emozioni e delle microsituazioni, ma all'interno di un intreccio che invece si sviluppa solo di fantasia. Per me è un territorio abbastanza inesplorato ma avendo avuto carta bianca sono contento di provare a misurarmi con una storia così, nonostante tutte le mie insicurezze, piuttosto che fare sempre le stesse cose.

Nota: tutte le immagini sono copyright di Michele Rech e Bao Publishing.

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Nicola D'Agostino